Qualche volta è bello poter riconoscere i meriti di una categoria che volge al tramonto. Parlo di quella dei giornalisti. Non tutti si sono consegnati a una fine ingloriosa, votata alla ricerca di macchie tra le lenzuola (degli altri). Qualcuno è guidato dall'osservazione della realtà, e dall'ascolto del dolore fin lì ignorato di tanta gente, la quale anche se è tanta, è sola, abbandonata anche dalla legge e dalle forze dell'ordine nonché dalla giustizia. Sto parlando di Mario Giordano. Non ripercorro la sua carriera, dal momento in cui lo assunsi al Giornale nel 1995, e accorgendomi di avere davanti un fenomeno, collocai immediatamente i suoi articoli in prima pagina, ha fatto molta strada. Ora conduce il mercoledì sera Fuori dal coro, un programma di Rete 4 (Mediaset). Non è un talk show, non ci sono divani, non c'è da star seduti, ma da balzare in piedi. Ed è la dimostrazione pratica di un giornalismo che cambia in meglio la vita delle persone: casa, salute, scuola, sicurezza. Non scende dal Palazzo, o dalle nuvole dell'ideologia politica, ma sale dal furore di ingiustizie per cui Mario non riesce a darsi pace. Non si limita a raccontarle. Pretende che siano sanate. Fa nomi, di vittime, di colpevoli, e di inetti. Vengo al punto.
Nei giorni scorsi la Camera dei deputati ha approvato il decreto Sicurezza. Esso passerà al voto del Senato per diventare legge dello Stato. Interessa qui soffermarsi su un capitolo che una volta diventato esecutivo farà star meglio migliaia di brave persone a cui singoli furfanti, spesso consorziati in bande della malavita, hanno rubato la casa. Letteralmente, l'hanno sgraffignata, presa, abitata, e non la mollano. Non parlo qui degli edifici abbandonati dall'incuria di enti pubblici, o dalla distrazione cinica di multinazionali che cambiano sede e Nazione per far profitti altrove: la loro occupazione abusiva da
parte di masnade resta uno spettacolo indecoroso, semina inciviltà; uno spreco di risorse e uno scempio del decoro cui sarebbe il caso di porre fine, ma non feriscono individualmente dei poveri cristi come nel caso delle proprietà minute, dei tre vani in un condominio, del villino a schiera. La casa, l'appartamento di proprietà rappresenta in Italia il bene più prezioso, costituisce il patrimonio, spesso l'unico, dell'80 per cento delle famiglie. Con una truffa abominevole o con il piede di porco dello scassinatore, questi tagliagole armati dalla fantasia del male, questi criminali tutelati dalla mancanza di norme punitive (finora, ma ancora per poco), stanno proprio in questo momento rovinando l'esistenza e sgozzando la speranza a circa centomila padri e madri, vecchi e giovani. È una epidemia di massa, una tragedia sociale, ma tremendamente individuale nei suoi effetti. Chi ne è immune li guarda con compassione, e spesso queste vittime se ne vergognano pure, colpevolizzandosi. Be', grazie a Mario Giordano, e al governo Meloni, la pacchia degli scrocconi è finita. Per loro è prevista una pena fino a sette anni di carcere. Non riguarda i morosi, anche se pure quello è un capitolo dolente, essendo gli sfratti quasi sempre vani. Ma almeno la legge, una volta promulgata, darà modo ai carabinieri di poter entrare nelle case rubate e portarsi via i ladri. Finora infatti non riesco a crederci tanto è incredibile, ma è così se il proprietario defraudato del suo alloggio, mobili compresi, va a suonare al campanello esigendo quel che è suo, sono gli abusivi ad avere il diritto di chiamare il 112 per essere liberati dal fastidio dei turlupinati. In Italia il possedere la casa, cioè l'abitarla di fatto, qualunque sia stato il modo per insediarvisi, prevale sul diritto di proprietà. La casa è mia (dicono le carte, ci pago pure le tasse), ma la gode lui, il ladro. Adesso basta. E il merito sta nel nome e cognome che ho riferito e ripeto.
Sono tre anni e mezzo che Mario Giordano lotta per rimediare a questa assurdità canagliesca. (Uso il presente perché finché non vedremo la legge pubblicata dalla Gazzetta ufficiale, e i primi carabinieri muoversi per sloggiare gli abusivi, meglio la prudenza). Era a Brescia per un servizio su una bega locale. Apprende la storia di due fidanzati, Paolo e Silvia. Avevano comprato casa: mutuo, notaio, un sogno; tutto a posto. L'inquilino aveva avuto la disdetta per tempo, poi lo sfratto, l'ultra-sfratto, l'arci-ultra-sfratto. Diceva ogni volta: va bene, me ne vado. E appena loro tranquillizzati uscivano, sfasciava la casa, e restava. La storia di questi due ragazzi andò in onda il 16 febbraio del 2021. Da allora Fuori dal coro ha messo in piazza non statistiche, ma 300 storie concrete. 185 sono i casi risolti da Mario. La tecnica è stata quella semplice: del giornalismo che scarpina. Suonare il citofono tutti i giorni: è ancora qui, non si vergogna? Figuriamoci. Ma la pressione dell'opinione pubblica induce alla resa lo scroccone.
L'ultima storia è andata in onda mercoledì, proprio poco dopo che i deputati avevano approvato la legge. Eugenio è un signore di Parma. Nel 2020 vende l'appartamento a una signora dall'aria per bene. Costei paga la caparra. Il resto lo verserà al momento del rogito. «Una cortesia, signor Eugenio. Mi dia le chiavi che sistemo le mie cose». «Ma sì, che problema c'è?». Un problema enorme.
Al rogito l'acquirente non si presenta, intanto ha preso possesso della dimora e nessuno la sloggia più. Eugenio ha il figlio Paolo che si deve sposare. Niente da fare. Ora a legge in atto, giustizia sarà fatta. Grazie al governo. Ma soprattutto a Mario Giordano, giornalista e fenomeno.
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