Torna l'incubo dello stallo: a Palazzo Madama si rischia il pareggio

A Palazzo Madama si teme lo stesso scenario del 2006 quando Prodi ottenne la maggioranza per una manciata di senatori. Saranno fondamentali le alleanze e la partita in Lombardia

Silvio Berlusconi con il leader della Lega Roberto Maroni
Silvio Berlusconi con il leader della Lega Roberto Maroni

Mentre la "salita" in politica di Mario Monti incassa il sostegno del Vaticano, dietro le quinte prosegue il lavoro del Professore e dei suoi più stretti collaboratori in vista della creazione di una lista elettorale. Anche se il premier dimissionario non ha ancora deciso se convenga far confluire in essa anche i partiti che lo sostengono (l'Udc e il Fli) anche alla Camera - al Senato la scelta appare obbligata - o se convenga mantenere le diverse identità. Mentre infatti i centristi attendono di definire un vertice con Monti, si fa sempre più strada la preoccupazione di un Senato letteralmente immobilizzato dal risultato elettorale.

Un Senato immobile, completamente bloccato e, pertanto, inutile. Era già successo con Romano Prodi. Rischia di succedere nuovamente nella prossima tornata elettorale. Se, infatti, i sondaggisti danno per scontato il raggiungimento della maggioranza della Camera da parte del Pd, su Palazzo Madama si addensa lo spettro del 2006. Anche per questo motivo, lo staff di Monti non ha ancora sciolto il nodo del numero delle liste. È vero, come spiega Pietro Ichino, che stanno "lavorando" all’ipotesi di una lista unica anche a Montecitorio e non solo al Senato dove la legge elettorale "costringe" a questa scelta. Ed è altrettanto vero che, come spiega sempre il giuslavorista, questa soluzione consentirebbe al professore di "passare al vaglio" i candidati in modo da evitare "riciclati". Visto che nelle scheda ci sarà l’indicazione per l’agenda Monti e il professore intende preservare l'originalità di un’offerta politica rivolta soprattutto alla società civile. Ma l’ipotesi della lista unica presenta anche diversi svantaggi. "Con il Porcellum avere più liste alla Camera significa avere più deputati", spiega una fonte che sta lavorando al dossier.

In quest'ottica diventa fondamentale la partita in Lombardia, dove vengono assegnati ben 49 seggi di Palazzo Madama. In base al censimento del 2011 verranno, infatti, attribuiti due scranni in più ai lumbard a scapito della Campania e della Sicilia. Al Corriere della Sera Alessandra Ghisleri di Euromedia researchha spiegato chiaramente che la corsa a governatore della Regione dei tre candidati (Robertoo Maroni, Gabriele Albertini, e Umberto Ambrosoli) potrebbe influenzare il voto dei collegi del Senato per le politiche. Una sorta di effetto trascinamento che la Ghisleri quantifica attorno al 5% dell'elettorato. E qui si gioca tutto sulle alleanze. Da settimane intercorrono contatti tra i vertici del Pdl e il quartier generale di via Bellerio per riuscire ad arrivare a una accordo elettorale che da una parte sigli il sostegno a Maroni nella corsa al Pirellone, dall'altra ricompatti l'asse Pdl-Lega alle politiche. "C'è una discussione, ci sono posizioni diverse - ha spiegato il leader del Carroccio in una intervista al Tg1 - ma io ho ricevuto pieno mandato dal consiglio federale di decidere cosa che farò nei prossimi giorni nell’esclusivo interesse della Lega". Qualora dovesse essere sottoscritto l'accordo, la Lombardia potrebbe facilmente venire assegnata al centrodestra. Nel caso contrario, la Lombardia finirebbe nelle mani della sinistra.

A complicare la situazione è appunto il Grande Centro che sostiene il bis del Professore a Palazzo Chigo. La lista Monti potrebbe infatti diventare l'ago della bilancia nei confronti del centrosinistra. La "salita in campo" del premier dimissionario potrebbe infatti tornare utile al segretario del Pd Pier Luigi Bersani. Anche in questo caso, però, gioca un ruolo fondamentale l'alleanza con il Sel di Nichi Vendola. In via del Nazareno aumenta il numero dei filo montiani insofferenti a una deriva radicale del partito. Il piddì è diviso in due e Bersani deve decidere se porsi nel solco della discontinuità nei confronti delle politiche del Professore (come chiede il governatore della Puglia) oppure se accettare l'agenda Monti.

Quando nei prossimi giorni sarà conclusa la partita delle alleanze - nel centrodestra come nel centrosinistra - sarà (forse) più chiaro il "risultato" delle politiche. Anche se di certo, in questi casi, c'è davvero poco e niente.

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