"Troppe camicie nere, tolgo la mia". L’ultima sceneggiata contro il governo all’università

Il gesto antifascista della presidente del Consiglio degli studenti nell'aula magna dell'Università di Padova: "Molti in questo Paese dovrebbero sfilarsi la camicia nera"

Emma Ruzzon
Emma Ruzzon
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Nuovo anno accademico, stesse sceneggiate anacronistiche. L'ultimo palcoscenico per picconare l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni è la cerimonia ufficiale dell'inaugurazione dell'803° anno accademico dell'Università di Padova. La protagonista di questo gesto “rivoluzionario” è rappresentante del Consiglio degli studenti, Emma Ruzzon. La ragazza, durante il tradizionale discorso, prima ha denunciato la presenza di “troppe camicie nere in giro” e poi, a stretto giro, si è tolta l'elegante camicia nera che indossava dopo un lungo intervento sul fascismo. Un modo come un altro per puntare il dito contro il presunto fascismo governativo e, allo stesso tempo, scrollarsi di dosso qualsiasi riferimento al regime.

La lotta a un Ventennio che non esiste più è diventata l’ultima arma possibile per scalfire l’attuale governo di centrodestra. Rivangare un passato che non tornerà, da due anni e mezzo a questa parte, è il riflesso pavloviano di una sinistra in crisi d’identità o di chi, più o meno volontariamente, voglia mettersi in mostra ed esibire la patente da antifascista doc. Tutto questo torna nel gesto eclatante compiuto durante l'inaugurazione dell'anno accademico dell'Università di Padova.

“Molti in questo Paese – ha dichiarato – dovrebbero davvero sfilarsi la camicia nera”. Parole accolte dal gelo della platea. “C’è chi ci taccia di sensazionalismo, di infantilismo addirittura, quando esprimiamo timore dinnanzi ai semi di guerra e di odio che vediamo in tutto il mondo, come in Italia. E invece sappiamo, proprio per gli strumenti che la nostra storia ci ha affidato, che il fascismo non è stato solo quello dell’olio di ricino e delle leggi razziali. Controllo dell’informazione e dei corpi delle persone, libertà garantita solo per alcuni, un approccio alla violenza che si prova a nascondere sotto il tappeto ma che ritorna, per esempio, nei pestaggi in strada o davanti alle scuole superiori, l’ultimo di pochi giorni fa a Vicenza”, ha esordito Ruzzon.

“La storia ci insegna a leggere i segnali, anche quando si presentano in modo diverso, ma se qualcuno non vuole proprio coglierli, davvero è necessario vedere le camicie nere in giro?”, ha aggiunto la studentessa. Poi, ecco che arriva il gesto della nuova Resistenza: “Oggi ho questa camicia perché l'occasione richiede formalità, ma se proprio serve parlare il linguaggio dei simboli facciamo che me la tolgo: credo che molti, in questo Paese, dovrebbero sfilarsela per davvero.

Nel dubbio, io me la tolgo, senza paura di dire che molti in questo Paese dovrebbero fare lo stesso”, ha concluso la ragazza.

Un gesto pensato come rivoluzionario che, in realtà, segue perfettamente la moda del momento: attaccare senza freno l’esecutivo presieduto dalla leader di Fratelli d’Italia.

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