La prima prova su strada del governo Meloni alle urne è superata a pieni voti. Il test elettorale in Lombardia e in Lazio dà ragione e maggiore forza all'azione dell'esecutivo guidato dalla presidente di Fratelli d'Italia, dopo quasi quattro mesi dal suo insediamento, e ridisegna nuovamente la mappa delle amministrazioni d'Italia: escluse la Valle D'Aosta e il Trentino Alto-Adige (che hanno un diverso sistema elettorale rispetto al resto d'Italia), ora diventano 14 le Regioni a guida centrodestra contro le sole 4 governate dalla sinistra. Se invece contassimo anche il territorio delle Province autonome di Trento e Bolzano (c'è ora il leghista Fugatti a presiedere quell'intera regione), ci sarebbero ben 15 Regioni su 19 di 'colore' azzurro. Si tratta del numero più alto in contemporanea da quando c'è l'elezione diretta dei governatori (1995).
Con la netta riconferma della Lombardia e il 'blitz' in Lazio, l'attuale maggioranza può ulteriormente contare su diversi altri enti territoriali: quali Veneto, Piemonte, Liguria, Marche, Abruzzo, Umbria, Basilicata, Calabria, Sardegna e Sicilia. Altre due – Friuli Venezia Giulia e Molise – andranno al voto la prossima primavera e sono attualmente amministrate rispettivamente da un esponente della Lega (Fedriga) e da uno di Forza Italia (Toma). A Pd&Co. restano ora soltanto le "briciole" (detto ovviamente con il massimo sacrosanto rispetto) di Emilia Romagna, Toscana, Campania e Puglia.
Il futuro del governo
Questi numeri schiaccianti a livello locale non sono un elemento assolutamente da sottovalutare sotto l'aspetto del proseguimento dell'azione del governo nazionale. A maggior ragione, infatti, sarà più facile per Meloni e i ministri avere un dialogo proficuo con dei presidenti di Regione dello stesso colore politico della maggioranza parlamentare. A partire da un tema dirimente come il disegno di legge sull'Autonomia differenziata, che è stato recentemente licenziato dal Consiglio dei Ministri e che nei prossimi mesi dovrà vedere completato interamente il proprio percorso legislativo. Una riforma che viaggerà insieme a quelle fiscali, del lavoro, delle infrastrutture, della giustizia e della Costituzione. Ma, più in generale, i successi di Attilio Fontana di Francesco Rocca non possono inevitabilmente non assumere anche un significato legato al consenso su scala nazionale.
I cittadini lombardi e quelli laziali, infatti, non hanno solo premiato rispettivamente una trentennale esperienza amministrativa al Nord e una valida proposta alternativa in Centro Italia, ma hanno anche deciso di sigillare il consenso di una coalizione di centrodestra che adesso potrà viaggiare ancora di più con il vento in poppa dopo il fresco boom degli oltre 3 milioni di voti precipitati ai seggi in due delle Regioni più importanti d'Italia. Come se non fossero già bastati i 12 milioni abbondanti dello scorso 25 settembre alle elezioni Politiche e la conferma di un consenso consolidato dei recentissimi sondaggi. Le opposizioni soccombono nuovamente: complice una campagna elettorale sguaiata che ha avuto ben poco a che vedere con puntuali proposte politiche per la Lombardia e il Lazio.
Con un Partito Democratico che adesso si aggrappa disperatamente al voto dei suoi elettori alle primarie del prossimo 26 febbraio nel tentativo di resuscitare. Tuttavia, al taglio dei suoi primi 100 giorni (115 adesso, per l’esattezza), gli italiani hanno dimostrato di stare solidamente dalla parte del governo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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