Intesa e Abi: basta polemiche sui T-bond da usare

Bazoli: non utilizzare aiuti di Stato è sintomo di buona salute. E Faissola: non c'è legame coi crediti alle aziende. Emma Marcegaglia  studia il modo di far arrivare direttamente alle imprese gli strumenti inoptati dalle banche

Da Istanbul a Bari la parola d’ordine è la stessa: «Basta polemiche sui Tremonti bond inoptati dalle banche». Giovanni Bazoli e Corrado Faissola intervengono nel tentativo di chiudere il dossier, che da mesi contrappone i vertici bancari al ministro dell’Economia. Lo fanno usando, più o meno, le stesse argomentazioni: lo strumento messo a disposizione dal Tesoro è stato comunque utile, perché le banche avrebbero potuto utilizzarlo; ma il fatto che i principali istituti si siano rivolti altrove, osserva Bazoli, «è un segno positivo della salute del sistema». E in questa situazione arriva la proposta di Emma Marcegaglia: «Troviamo il modo per far arrivare direttamente alle imprese quella quota di bond che le banche non hanno usato». La Confindustria sta studiando il sistema.
La patrimonializzazione delle banche è stata una questione al centro del dibattito durante i lavori dell’assemblea annuale del Fmi a Istanbul. Ne ha parlato il governatore di Bankitalia Mario Draghi, sostenendo che gli istituti dovrebbero approfittare del momento favorevole per rafforzare la loro posizione; lo ha ribadito ieri il vicepresidente della Bce, Lucas Papademos. Secondo il presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa-Sanpaolo, una delle due grandi banche italiane che hanno rinunciato ai bond, «il semplice fatto di risolvere i problemi senza ricorrere all’aiuto dello Stato è segno della grande qualità del sistema». Comunque, aggiunge Bazoli, il ministro Tremonti «ha fatto l’operazione giusta quando ci serviva; ora non ci serve più e non ha senso fare polemica. Il suo intervento è stato comunque fondamentale». La decisione di non ricorrere ai bond è stata presa da Intesa dopo una semestrale migliore delle aspettative, e dopo la constatazione che le dismissioni avrebbero reso più di quanto previsto sei mesi fa.
«Niente più polemiche - fa eco da Bari il presidente dell’Abi Corrado Faissola - che creano situazioni di disagio: non c’è alcuna relazione tra il finanziare le piccole e medie imprese, o tutte le imprese, e il ricorrere o no agli strumenti messi a disposizione dal governo. Le banche italiane - aggiunge - sono fra le più patrimonializzate al mondo, in relazione all’attività che svolgono. Non si può pensare che attaccare costantemente le banche porti a superare la crisi». Faissola ricorda inoltre che il 94% degli sportelli ha aderito alla moratoria dei debiti delle imprese verso il sistema bancario.
I T-bond inoptati dalle banche, propone Emma Marcegalia, potrebbero comunque giungere al sistema delle imprese senza l’intermediazione bancaria, cioè direttamente. «Stiamo studiando la possibilità che una quota dei bond possa raggiungere direttamente le imprese».
Bazoli commenta anche altre due questioni centrali nel dibattito sul dopo-crisi: i bonus dei banchieri e le nuove regole. Su questi temi «non ho nulla da eccepire - dice - ma non mi pare che in Italia ci siano i problemi acuti che si sono presentati altrove, ed è del tutto normale che ci si conformi alle regole generali».

Soltanto, le nuove disposizioni sul capitale delle banche dovrebbero essere assunte «progressivamente, in funzione dell’andamento dei mercati». «Non c’è nell’immediato una pressione perché le banche corrano a rafforzare il capitale - precisa il direttore generale di Bankitalia, Fabrizio Saccomanni - ma nel frattempo le banche devono preservare il capitale».

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