Kenya, l’esercito spara sulla folla Ucciso deputato dell’opposizione

I due leader rivali, Odinga e Kibaki, accettano la proposta di mediazione di Kofi Annan

La guerra tribale in Kenya comincia a far paura a chi l’ha alimentata. I due contendenti, il capo di Stato in carica Mwai Kibaki ed il leader dell’opposizione, Raila Odinga, si sono seduti attorno a un tavolo per affrontare un negoziato tutto in salita. Nonostante la buona notizia le violenze non si fermano.
Ieri mattina a Naivasha, dove nell’ultima settimana si sono contate un centinaio di vittime, elicotteri dell’esercito hanno sparato su una folla di esagitati. In seguito gli agenti hanno sostenuto che i colpi erano stati sparati sopra la testa dei manifestanti e che si trattava soprattutto di lacrimogeni e proiettili di gomma. Circa 600 kikuyu, i membri della tribù del presidente Kibaki, volevano regolare i conti con un gruppo di luo, il clan di Odinga, che aveva chiesto la protezione degli agenti.
I kikuyu in questi giorni amano prendere gli avversari e circonciderli grossolanamente, come fa per tradizione la setta dei Mungiki. Spesso la circoncisione finisce con la mutilazione del pene della povera vittima, che in molti casi viene lasciata a morire per strada dissanguata.
Anche a Nairobi si è riaccesa la tensione a causa dell’esecuzione del parlamentare dell’opposizione Mugabe Were, sposato con un’italiana, che dal 1992 abitava in Puglia. Fonti della chiesa locale, con cui Were collaborava, hanno puntato il dito contro i Mungiki. Giovani mascherati dell’opposizione hanno improvvisato ieri delle barricate scontrandosi con la polizia davanti all’abitazione del parlamentare ucciso e nelle baraccopoli di Nairobi.
La buona notizia è che i due rivali, Odinga e Kibaki, hanno iniziato le trattative fortemente volute dal mediatore internazionale Kofi Annan, ex segretario generale dell’Onu. Per dire il vero l’incontro è partito con un’ora e mezzo di ritardo, perché non ci si accordava sui posti a sedere. Gli inviti alla calma rivolti alla popolazione non hanno sortito un grande effetto. Il candidato alle presidenziali americane, Barack Obama, ha rivolto un ennesimo appello. Il padre del senatore Usa veniva dal Kenya e in un piccolo villaggio rurale della zona occidentale del Paese, Kogelo, vivono la nonna e lo zio.

«È giunto il momento per tutte le parti di rinunciare alla violenza», ha detto Obama ai microfoni di una radio di Nairobi. Il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, ha espresso «profonda preoccupazione» per le violenze in Kenya.
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