I talia-Phelps 8-8. Alla fine il bilancio è in parità, il Fenomeno di Baltimora ha conquistato gli stessi titoli del nostro Paese. Lui, da solo, come i 57 e passa milioni di abitanti della penisola. La differenza è solo negli argenti e nelle medaglie di bronzo, Phelps ovviamente non può essere trino. Ian Thorpe, l’australiano suo grande rivale (3 ori a Sydney e 2 ad Atene), alla vigilia era scettico sulle possibilità che aveva l’americano di battere il record di Mark Spitz. Un po’ invidioso, probabilmente, mentre il dominatore di Monaco di Baviera 1972 è sempre stato fiducioso, almeno nelle dichiarazioni. Phelps ce l’ha fatta, è leggenda. Lo rivedremo fra meno di un anno ai campionati del mondo di Roma, chissà se vorrà ripetere queste fatiche sovrumane. Al Water Cube Aquatic Center gli è andata bene per due volte. Nell’arrivo dei 100 farfalla, quando ha superato il serbo Milorad Cavic per un centesimo: anche soltanto un oro ex aequo, capitato a Magnini un anno e mezzo fa, ai Mondiali di Melbourne, avrebbe tolto qualcosa al mito. L’altro prodigio l’ha compiuto per lui Jason Lezak, nella staffetta 4x100, beffando il francese Alain Bernard nello sprint. È stato lì che Phelps ha esultato, che si è lasciato andare davvero. Lui, così contenuto, in genere. Tutto il contrario di Bolt.
Cannibale è sempre stato Eddy Merckx, oggi 63enne, che negli anni ’60 e ’70 nel ciclismo vinceva tutto: nel 1971 il record di 54 successi. Cannibale del XXI secolo è quest’uomo che aveva già vinto 7 ori ai Mondiali australiani e 6 ad Atene 2004.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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