Antonello Mosca
José Eisenberg è uno dei grandi nomi della cosmetica mondiale: un creatore, un perfezionista, determinato a rivoluzionare i prodotti, rendendoli innovativi e sofisticati, dai risultati sorprendenti e visibili. Da oltre dieci anni ha scelto di vivere a Montecarlo, dove si trova la sede della sua Maison: «José Eisenberg Paris». Quando lo incontri e gli parli di casa ti accorgi che è un tema che lo entusiasma: «Enormemente - sottolinea - perché credo sia l'unico luogo che può rassicurarci, che ci garantisca l'intimità, che ci faccia sentire circondati dalle cose che più amiamo, che siamo abituati a vedere, usare, a sentirle vicine. È uno spazio nel quale vorrei rimanere il più a lungo possibile e che mi corrisponde perfettamente».
C'è un particolare filo conduttore nell'arredo della sua casa.
«Sì, ed è forse un filo non comune, perché decisamente è la parola arte, in tutte le sue forme ed espressioni. La ritengo altrettanto vitale per il mio equilibrio quanto il nutrirsi. Per ogni pezzo che possiedo, e ho iniziato ad avere i primi quadri e le prime sculture più di trentacinque anni fa, l'emozione è forte come il primo giorno che lo acquistai. I miei gusti nella pittura sono eclettici: tutte le scuole, tutte le tendenze hanno il loro interesse... quale importanza ha il flacone purché si abbia l'ebbrezza diceva lo Scrittore, così io ho bisogno di ricevere dall'arte una emozione. Dopo i grandi maestri in questo momento colleziono le tele di una pittrice, Sabala, che mi fanno condividere la vita dei suoi personaggi". E la scultura?
«È un'altra grande passione. Una ventina d'anni fa rimasi estasiato davanti alla visione di una donna in bronzo nella vetrina di una galleria e da quel momento ho cominciato ad acquistare un grandissimo numero di opere di Tom Merrifield che, da ex ballerino, riproducono le movenze dei danzatori. Sono davvero delle meraviglie di grazia e di femminilità. per non parlare poi di quanto amo Rodin».
Se l'arte è la base dell'arredo, questo da cosa è composto?
«Amo molto lo stile contemporaneo, vale a dire quello del Ventesimo secolo, che in effetti è atemporale. Ammiro molto le opere di design italiano, ma altrettanto quello dei grandi Le Corbusier, Charles Eames, Eileen Gray, Eero Saarinen. Ciononostante, in casa mia, non ho tutto contemporaneo. Le sedie, i pannelli fatti in vetro di Murano, un mobile dell'Opificio delle pietre dure di Firenze, datato 1750, i mobili estremamente eleganti di stile art déco di Jacques Ruhlmann, le pietre dure cinesi del 1800 e tanto altro. E il tutto insieme ad uno schermo al plasma high-tech di ultima generazione. Per me questa viva armonia è essenziale».
La sua casa è però anche caratterizzata dalla dolcezza e dalle sfumature dei colori.
«In effetti l'avorio e il blu, nelle sue sfumature, ricordano il mare sul quale si apre il soggiorno, con i grandi e comodi divani sui quali dominano i miei quadri più belli. E l'avorio è anche in camera da letto, in stile art déco, donando dolcezza a tutto l'ambiente che è reso vivo da una meravigliosa tela intitolata la donna davanti alla specchiera. Non amo oziare a letto, ma mi piace l'intimità di questo locale».
La sua cucina?
«Tutta in contrasto con il resto dell'arredamento. È laccata nera, ma attrezzata con quanto di più recente la tecnologia ha prodotto in questo settore. Non so cucinare, ma apprezzo la cucina degli altri e mi lascio sorprendere dai sapori esotici, anche se la cucina italiana ha conquistato il mio cuore ormai da lungo tempo».
Che ne pensa di quanto si vende oggi nei negozi d'arredo?
«Penso che vi siano tante bellissime cose, eleganti, di gusto, alcune di grande raffinatezza, ma occorrerebbe possedere diverse case dove poter ambientare tutto il meglio».
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