Antonello Mosca
L'esperienza nel settore della moda di Enrico Baroni e la passione per la danza della moglie Nadia Necchi, ballerina classica, creano il mix perfetto per dar vita nel 1983 al marchio «Dimensione Danza», oggi di grandissima attualità e condotto dalla giovane e preparatissima figlia Ginger Baroni. Una collezione creata per uno stile che pur rivolta alla danza risponde anche alle esigenze del vestire casual e streetwear, per un vasto pubblico femminile. Dinamica e «tagliata» per condurre un'azienda di caratteristiche così marcate, Ginger Baroni confessa la sua passione per la casa. «Per la verità anche da bambina amavo restare in casa piuttosto che andare a casa di amici, i miei giochi, la mia intimità, il sentirsi protetta e a mio agio, libera di fare qualsiasi cosa, sono in fondo tutte reminiscenze che mi sono rimaste nel cuore e che mi fanno amare più di ogni altra cosa il luogo dove abito».
Osservando la sua casa salta all'occhio un modo di arredare piuttosto insolito.
«Lei si riferisce al colore viola! Lo adoro, anche questo da sempre e noto che finalmente, in mille gradazioni, si comincia ad usare anche nel nostro Paese. Certo che nella moda il viola non è visto con occhio entusiasta, ma io continuo ad affermare che per esempio in Inghilterra tutti i teatri sono decorati con questo colore, sfuggendo assolutamente al verde».
A parte il colore predominante, c'è uno stile cui lei è legata? «Certamente non quello minimalista, soprattutto perché mi piace circondarmi di tante cose, degli oggetti più diversi, di collezionare ogni cosa, non buttando mai via nulla. Certamente tutto questo genera un modo di abitare un poco confusionario, ma sento che sono circondata dai valori del calore, dell'intimità, del privato».
Il suo soggiorno?
«Come vede i grandi divani del famigerato colore, e, oggetto vampiro, un camino francese del 1600, tutto in pietra con una decorazione di girasoli a rilievo. Al centro un grande tappeto. Lo spazio credo sia una delle cose più importanti in una casa, è la vera comodità, il vero lusso, e poter godere di grandi spazi fuori ritengo sia un fatto davvero importante per avere respiro nell'abitare».
Lei è una divoratrice di libri.
«Guardi, appena posso mi rifugio al piano superiore, dove un locale ospita una grande libreria e una comodissima chaise longue. Il tempo che vi trascorro è davvero inarrivabile».
E la camera da letto?
«Lei deve considerare che mio marito è un giocatore di basket, e quindi ha condizionato non poco le dimensioni del letto, che sono due metri per due metri. Molto alto da terra e d'estate tutto in color panna. Le pareti del locale sono rivestite in tessuto a due tonalità di ecrù, a grandi righe, e in un angolo vive una poltrona color porpora, in velluto, con fiori stampati tono su tono».
Queste macchie di colore si ripetono in quasi tutta la casa.
«In effetti è così, panna, viola, melanzana, prugna in tutte le sue tonalità. A contrastare la quasi totalità dei tessuti che hanno un aspetto neutro».
E la cucina?
«È la classica cucina che si chiamava una volta "all'americana", e che oggi non c'è produttore che non la esponga. Piena di mille attrezzature che mi affascinano ma che in verità non uso mai. Ho dedicato tutta una parete ai disegni dei miei bambini, alla lista delle cose da fare e a quelle da acquistare, alle foto, ai ritagli dei giornali, e, dico la verità, dona un aspetto insolito a tutto il complesso. Per quanto riguarda il cucinare, anche se sono abbastanza brava, la voglia mi viene raramente».
Le capita di visitare negozi d'arredamento?
«Molte volte, e la differenza che mi salta all'occhio rispetto a quanto avviene a Londra o a Parigi, è che esistono numerosissimi negozi di mobili, ma ben pochi di accessori importanti ed eleganti. D'altra parte, con buona pace del "made in Italy", complementi ed accessori sofisticati da noi scarseggiano».
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