Tutto comincia con uno sguardo, sorpreso, davanti a una vetrina di un negozio di Boston. Il giovane tennista ha poco più di vent'anni e ha un naso un po' troppo lungo e gli occhi che sembrano sempre un po' malinconici. È uno dei quattro moschettieri di Francia, il più giovane, ma già vincente e ci sono giorni in cui si sente D'Artagnan. È un D'Artagnan con la racchetta. Gli altri tre sono Jacques Brugnon, Henri Cochet e Jean Borotra e ognuno di loro assomiglia a una leggenda. Il quarto è appunto Jean-René Lacoste. È il 1927 e davanti a quella vetrina ha come un'illuminazione. È quella per cui verrà ricordato, anche se a pensarci sembra perfino un po' assurdo. Uno che ha vinto tre Roland Garros, due Open degli Stati Uniti e due Wimbledon alla fine viene ricordato per un coccodrillo su una polo. È che quel marchio racconta un mondo. È lui stesso che racconta le origini. «Il soprannome mi venne dato dai miei compagni di squadra. A Boston, dove ci trovavamo per affrontare l'Australia in una semifinale di Coppa Davis, mi accadeva ogni giorno di passare di fronte ad un negozio chic, che esponeva una borsa in pelle di coccodrillo, adatta a contenere le mie racchette. La mia ammirazione per la borsa suscitò il divertimento generale, tanto che Pierre Gillou, il nostro capitano, mi promise che, se avessi vinto i miei due singolari, me l'avrebbe regalata. L'immagine del coccodrillo divenne un simbolo fortunato, tanto che lo feci ricamare sui blazer bianchi da tennis e, in seguito, sulle camicette».
Dicono che Lacoste non lasciasse speranze ai suoi avversari in campo. Non giocava troppo di fino, ma ti stava addosso fino a quando non dicevi pietà. Era una sorta di progenitore tennistico di Sinner e soprattutto di Novak Djokovic. Non a caso il campione serbo gioca con il coccodrillo sul petto.
La Lacoste non è però solo
questo. È una nostalgia, una collezione, una sprezzatura, una promessa fatta alla mamma, una passione, una fissa, lo specchio di ciò che vorresti essere. Sì, un coccodrillo che non si arrende mai e uno schiaffo alla pigrizia.
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