Mario Rigoni Stern, alpino dell'altopiano di Asiago e scrittore, diceva sempre - e lui c'era - che la campagna di Russia è stata la guerra più drammatica di tutta la nostra storia. Fu un'epopea, una tragedia, un atto di eroismo, una mattanza. In tutto, fra l'estate 1942 alla catastrofe dell'inverno 1942-43, l'Armata Italiana in Russia, l'ARMIR, vide impegnati circa 230mila soldati. I morti e i dispersi furono 80mila, i feriti e i congelati fra i 30 e i 40mila. Sulle sventurate gavette di ghiaccio è stato scritto moltissimo. Le loro gesta hanno dato vita a pagine di terribile letteratura. E molte sono le testimonianze dirette, dalla preparazione alla ritirata, della spedizione. Poche, o forse nessuna, però, hanno la completezza e l'unicità del diario fotografico di Pasquale Grignaschi, novarese, ufficiale del IV battaglione genio della Divisione alpina Cuneense. Partì con un'agendina, una Zeiss Ikon regalatagli dal padre nel 1941, e dieci rullini. Fu uno di quelli che ce la fece: tornò dall'inferno di ghiaccio. Portando con sé dal fronte orientale il suo tesoro, in bianco e nero, in formato 6x6.
Le fotografie rimasero in un cassetto di casa per oltre cinquant'anni. Poi, alla fine egli anni Novanta, per la prima volta, Grignaschi le mostrò a Roberto Cicala, un altro novarese, patron delle edizioni Interlinea. Lui le portò a Mario Rigorni Stern, il quale rimase impressionato: non aveva mai visto un portfolio del genere, di un unico testimone. E così nel 2000 Interlinea lo fece uscire in volume, tirato in poche copie, subito esaurite. Oggi, a ottant'anni esatti dal rientro in Italia dei superstiti della campagna di Russia, nell'agosto 1943, e a venti alla morte del tenente Pasquale Grignaschi (era nato nel '14, si è riunito con i compagni che «sono andati avanti» nel 2003), ecco che il Diario fotografico di un alpino sul Don (Interlinea) arriva in libreria in un'edizione arricchita da un testo firmato nel 2000 da Mario Rigoni Stern, con nuove parti, reintegrate, degli appunti dell'epoca del soldato-reporter, e con tutte le fotografie nuovamente scansionate. Eccole.
Sono una settantina: la partenza i giorni della tradotta, nell'estate del '42, la lunga marcia nella steppa, la vita al fronte sul Don, il tremendo inverno russo del '42-43, il ripiegamento tra gelo, fuoco e morte; e il ritorno dei sopravvissuti nella primavera-estate del '43. Con una citazione d'obbligo: «Non avrei creduto, se non ne fossi stato testimone, che la resistenza, la pervicacia, il valore e l'abnegazione umana potessero giungere a tanto».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.