Il lavoro raccontato dai pneumatici Pirelli

Un libro fotografico racconta un pezzo di storia dell'industrializzazione in Italia. In centinaia di scatti rivive il mito di una delle più grandi aziende milanesi

«Il lavoro come fare e come valore, il creare e il produrre come senso dell'esistenza» della civiltà delle macchine. Così Antonio Calabrò, giornalista e oggi direttore Affari istituzionali e Relazioni esterne della Pirelli, introduce il libro fotografico che il gruppo industriale nato a Milano Bicocca manda in libreria per i tipi di Mondadori in occasione dei 136 anni dalla fondazione dell'azienda. Pirelli - racconti di lavoro (pagg. 456, euro 50), è un volume in grande formato che si apre con una immagine del giovane Giovanni Battista Pirelli al Politecnico di Milano nel 1869 nel 1873 e si chiude con un'immagine molto hi-tech ripresa nel Centro R&S pneumatici della Bicocca che documenta la tracciatura al laser dei disegno battistrada. Nell'intervallo tra questi momenti chiave della storia della Pirelli, ma anche dell'industria e della società italiana, si snoda una riflessione per immagini sul mondo del lavoro, sui suoi riti e sui suoi luoghi, sulla sua anima e sui suoi conflitti. Dai macchinari dei primi decenni, citazioni perfette di Tempi moderni di Charlie Chaplin, alle classiche immagini operaie, con tanto di sguardo indimenticabile del lavoratore meridionale altero come un nobile, degli anni Settanta, è il lavoro a essere protagonista, da tutti i punti di vista: produzione, amministrazione, direzione d'impresa. L'economista Jean-Paul Fitoussi, che firma il secondo testo introduttivo, parla della fabbrica come «luogo del nostro immaginario sociale ritmato da tre momenti strettamente interconnessi: sfruttamento, conflitto, progresso».

E proprio il fatto che anche la dimensione difficile del conflitto non sia passata sotto silenzio (visivo in questo caso), è un segnale che caratterizza con forza il libro, oltre che l'attenzione alla dialettica sociale che ha contraddistinto, per esempio, lo stile confindustriale di Leopoldo Pirelli. La fabbrica, dunque, che torna a mostrarsi in un momento in cui la globalizzazione, nota ancora Fitoussi, sta «rendendo più opaco il futuro dei dipendenti dell'industria nei Paesi sviluppati».

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