Mentre è da mesi che il campo largo continua a insistere sul salario minino - l'unica proposta politica che ha unito Schlein, Conte, Calenda e Fratoianni - esiste una realtà che segue tutto questo dibattito con profondo disinteresse e distacco: ovvero il mondo dell'artigianato veneto. A Belluno, per esempio, i dipendenti delle aziende artigiane superano i 10 euro e, in alcuni casi - come quello del settore dell'edilizia - vanno anche oltre i 12 euro all'ora.
Sotto questo punto di vista i dati forniti dall'associazione degli artigiani sono piuttosto eloquenti. È stato preso un campione di aziende artigiane della provincia bellunese: 458 imprese, suddivise per i settori principali, per un totale di 2.340 dipendenti. Sono state calcolate le retribuzioni effettive dei dipendenti e il risultato è che sostanzialmente tutte le categorie sono sopra ai 9 euro previsti - per l'appunto - dal salario minimo. Nell'edilizia, ad esempio, i dipendenti dell'artigianato locale prendono in media 12,20 euro all'ora. Nel settore grafica/editoria si arriva a 11,38 euro e nel trasporto merci e spedizioni a 11,56 euro.
Si scende a 10 euro abbondanti per marmisti ed escavatoristi (10,72 euro), metalmeccanici (10,57 euro), legno arredo (10,37 euro), orafi operai (10,69 euro) e nettezza urbana/espurgo pozzi (10,29 euro). Sopra i 9 euro anche i dipendenti del settore alimentari (9,30 euro), chimica/gomma/plastica (9,97 euro), noleggio autobus (9,11 euro), occhialeria (9,19 euro), odontotecnica (9,70 euro) e tessile (9,36 euro). Secondo lo studio, restano di poco fuori dai 9 euro di media solamente i dipendenti del settore acconciatori e del settore pulizie.
"Il modello veneto, fatto di contrattazione e di bilateralità artigiana, va oltre il salario minimo - sostiene il direttore di Confartigianato Imprese Belluno, Michele Basso -. Il Veneto rappresenta un modello virtuoso, grazie al confronto continuo tra parti attraverso cui si intercettano i bisogni dei lavoratori e la necessità di sviluppo e consolidamento delle imprese artigiane". Basso fa notare come il sistema bilaterale veneto dal 2020 al 2022 abbia "erogato prestazioni per più di 100 milioni di euro sommando quelle di Ebav, Sani.In.Veneto cassa edile ed Edilcassa Veneto. In più, c'è anche il dato sulla rivalutazione del Tfr 2022 per i principali settori – metalmeccanica, moda, alimentari, legno e benessere – che a livello veneto vale 82 milioni di euro".
Un'ennesima dimostrazione del fatto che un'eventuale legge, da sola, non risolverebbe i problemi: il primo motivo è che riguarderebbe una platea di "soli" circa 20.300 lavoratori (0,2% del totale della platea dipendenti, i cosiddetti working poor full time per ragioni salariali) che sono distribuiti tra un numero rilevante di contratti, inclusi quelli con le platee più vaste e firmati dalle organizzazioni sindacali maggiori.
Il secondo è che, come dimostra il "modello Belluno", si può superare l'asticella dei nove euro orari lordi con una seria contrattazione professionale tra le parti delle varie categorie: altrimenti una legge diventerebbe pressoché inutile.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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