Turismo, le difficoltà del 2025: un "buco" di 260mila lavoratori. L'allarme di Confcommercio

Il presidente Sangalli: "Trovare manodopera qualificata è sempre più difficile ed è un’emergenza che rischia di frenare la crescita economica di importanti settori del commercio"

Turismo, le difficoltà del 2025: un "buco" di 260mila lavoratori. L'allarme di Confcommercio
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Nel corso 2025 al settore del turismo mancheranno 260mila lavoratori. Una cifra enorme, che comprende anche gli stagionali, e che è in ulteriore crescita rispetto all’anno scorso. La stima la fornisce l’autorevole centro studi di Confcommercio, che quantifica per l’esattezza in 258mila la domanda destinata a restare insoddisfatta nel campo della ristorazione e dell’alloggio. E il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, lancia l’allarme crescita: “Trovare manodopera qualificata è sempre più difficile – commenta - ed è un’emergenza che rischia di frenare la crescita economica di importanti settori del commercio. Tra le cause ci sono il calo demografico e la mancanza di profili adeguati”. Un allarme che si somma a quello lanciato recentemente anche dal presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, per il quale che ha quantificato in 100mila il deficit attuale e strutturale della manifattura italiana. Sollevando anch’egli il tema demografico: “Il problema della natalità non sarà solo un problema italiano, ma europeo. Il tema è che oggi 700mila persone vanno in pensione e abbiamo 400mila neonati”.
Per il commercio e turismo la mancanza di personale stagionale rischia di pesare assai sul Pil, essendo proprio questo il comparto che più ha contribuito alla crescita nel 2024, in presenza del noto calo della produzione industriale, che dura da 22 mesi consecutivi. Tra le figure professionali più difficili da reperire ci sono i commessi professionali (settore moda-abbigliamento) e figure specializzate, come macellai, gastronomi, addetti al pesce, ecc. nel dettaglio alimentare; nella ristorazione, camerieri di sala, barman, cuochi/pizzaioli, gelatai; nelle strutture ricettive, cuochi, camerieri e gli addetti alla pulizia e al riassetto delle camere.
Tra le cause di questo deficit – dice il Centro studi – le ragioni strutturali quali appunto il calo demografico nelle fasce più giovani della popolazione (-4,8 miliomi tra il 1982 e il 2024 nella fascia di età 15-39 anni), ma anche una progressiva rarefazione di lavoratori con profili adeguati in termini di conoscenze, abilità e competenze e i cambiamenti nelle preferenze occupazionali da parte dei potenziali lavoratori.


Per favorire l’incrocio fra domanda ed offerta di lavoro – secondo Confcommercio - è necessario rafforzare le politiche attive, con interventi strutturali e trasversali che puntino all’accrescimento delle competenze, delle capacità e delle prospettive occupazionali. In particolare, suggerisce Sangalli, “occore, con urgenza, sostenere le imprese che investono in nuova formazione, anche di immigrati, e rendono più competitivo il nostro Paese”.

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