È il voto dei «piccoli», ma di fondamentale importanza alla luce degli equilibri interni alla nuova Unione. La dimostrazione s'è avuta con la prova di forza dei governi al di là di quella che fu la «cortina di ferro», proprio quando a Strasburgo si discuteva degli antidoti alla crisi economica, con gli Stati in questione pronti a fare «blocco» contro i big fondatori. Eppure, in queste ore, l'euroscetticismo sembra respirarsi ovunque.
Sono in tutto 190 gli europarlamentari che verranno eletti oggi dai Paesi europei dell'Europa dell'est. I seggi infatti si sono aperti oggi in Bulgaria, Estonia, Ungheria, Lituania, Polonia, Romania e Slovenia. Mentre nella Repubblica Ceca, in Slovacchia ed in Lettonia le operazioni di voto si sono già concluse nella giornata di ieri.
Molto basso il tasso d'affluenza nelle due repubbliche nate dallo scioglimento della Cecoslovacchia: nella Repubblica Ceca (22 seggi) circa un quarto degli elettori hanno votato tra venerdì e sabato, mentre in Slovacchia (13 rappresentanti), secondo dati ancora non confermati ufficialmente, si sarebbe registrato il record negativo del 16,9 per cento. Secondo gli exit poll, la coalizione di governo del premier Robert Fico si sarebbe imposta con il 30 per cento aggiudicandosi 5 dei 13 eurodeputati slovacchi.
Urne aperte oggi in Polonia, il paese dell'est che ha il drappello più consistente di europarlamentari, ben 50 (quanto la Spagna, il doppio dei Paesi Bassi), dove si vota a due giorni dal 20esimo anniversario del 4 giugno, giorno in cui si svolsero le prime elezioni multipartitiche
Anche in Romania nelle prime ore del pomeriggio l'affluenza si aggirava intorno al 10 per cento: quando nel 2007 si votò per eleggere i rappresentanti (33) del nuovo membro Ue l'affluenza arrivò al 30 per cento. In Ungheria (22 rappresentanti) alle tre del pomeriggio aveva votato, sotto una pioggia battente, il 24 per cento degli aventi diritto, un dato di poco inferiore a quello del 2004 quando alla fine l'affluenza fu del 38,5.
Unico paese in controtendenza la Bulgaria, che elegge 17 eurodeputati. Nel primo pomeriggio aveva votato il 26 per cento degli elettori, il doppio di quanto registrato alla stessa ora due anni fa alle prime elezioni europee.
In attesa di conoscere i risultati riguardo ai suoi 8 rappresentanti, gli exit poll in Lettonia indicano che nelle elezioni europee, tenutesi oggi, hanno compiuto un inaspettato balzo in avanti i partiti della minoranza russa. Secondo i dati diffusi in serata dalle tv del Paese baltico ex sovietico, il partito d'opposizione di sinistra Centro Armonia, espressione soprattutto della minoranza russa, secondo gli exit poll avrebbe ottenuto il 20%, che se confermato dai risultati rappresenterebbe il doppio di quanto pronosticato dai sondaggi. Ottima performance, secondo gli exit poll, avrebbe compiuto anche un altro partito della minoranza russa chiamato Per i diritti dell'Uomo nella Lettonia unita, con il 13%. Maggiore interesse da parte degli elettori, dunque: l'affluenza è stata intorno al 50 per cento, una dato dovuto anche qui alla concomitanza con alcune elezioni amministrative, tra le quali quelle per il sindaco di Riga.
Alle 14 in Lituania s'era presentato ai seggi appena l'8,5 per cento degli aventi diritto al voto - a cui va aggiunto il 4 per cento che ha votato a distanza - mentre il premier Andrius Kubilius contestava chi attribuiva la scarsa affluenza al maltempo: «Solitamente si dice che è il sole a tenere lontani dalla urne, ora dicono che nessuno viene per la pioggia: io credo che chi ha a cuore l'Europa e la Lituania verrà sicuramente».
Più alta l'affluenza nell'altra repubblica Baltica dell'Estonia: avanti secondo le rilevazioni (come nella stessa Lituania) i partiti della destra, vicini alla conquista degli spettanti 6 seggi europei.
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