In Libano cristiani divisi da un voto

La sfida fra cristiani che si è svolta ieri con le elezioni suppletive nel Metn, una roccaforte maronita fra le montagne libanesi, avrà risvolti decisivi sulla crisi che attanaglia il Paese dei cedri.
La possibile vittoria di Amin Gemayel, ex capo dello Stato alla fine della guerra civile, gli aprirà le porte alla candidatura per le elezioni presidenziali previste a novembre. «Il Libano è a un crocevia. Il popolo può scegliere fra una nazione indipendente e democratica o un paese controllato dalla Siria», ha ribadito il capo clan dei Gemayel chiudendo la campagna elettorale. Il suo partito, il Kataeb (Falange), è da sempre schierato sul fronte anti siriano e alleato con i sunniti ed altre forze anti Damasco nel governo filo occidentale di Fouad Siniora. Il suo rivale, Camille Khoury, ha invece corso per conto dell’ex generale Michel Aoun, soprannominato il Napoleone di Beirut da quando non si volle arrendere ai carri armati siriani che lo circondavano ai tempi della guerra civile. Adesso, rientrato in patria dopo un lungo esilio a Parigi, si è incredibilmente alleato con Hezbollah, il partito armato degli sciiti, nel fronte filo-siriano.
Le elezioni suppletive di ieri dovevano sostituire due parlamentari assassinati, perché dichiaratamente anti Damasco. Il seggio di Metn era di Pierre Gemayel, figlio di Amin e ministro dell’Industria ucciso in un’imboscata lo scorso novembre. L’altro seggio vacante era invece di Walid Eido, un deputato sunnita ucciso da un’autobomba nella capitale lo scorso giugno. L’elezione suppletiva nel suo distretto di Beirut, considerato una roccaforte sunnita e filo governativa, non ha avuto storia. L’opposizione, guidata da Hezbollah, non ha neppure presentato un candidato di bandiera.
Il vero braccio di ferro si è svolto fra i cristiani maroniti, dove non si sono registrati incidenti, ma la tensione era palpabile. Durante la campagna elettorale, i sostenitori di Gemayel e Aoun si sono scontrati ripetutamente e l’esercito libanese ha diviso con centinaia di soldati le sedi principali dei due partiti nella zona, distanti solo 500 metri.
Migliaia di cristiani si sono recati ai seggi chiusi alle 18 ora locale. In campo è sceso anche il primo ministro libanese Siniora. «La democrazia in Libano sconfiggerà il terrorismo», ha detto, facendo un chiaro riferimento ai parlamentari anti siriani uccisi.


La vittoria di Gemayel dimostrerebbe che Aoun non è in grado di catalizzare il voto cristiano, come sperano i suoi alleati di Hezbollah. In caso di sconfitta del suo candidato, l’ex generale non potrebbe più ambire alla poltrona di presidente della repubblica, alla quale aspira da sempre, che spetta di diritto a un cristiano maronita.

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