Liberalizzazioni? Con la manovra Monti, almeno quelle che riguardano gli orari dei negozi, dal primo gennaio sono ormai la normalità. Esercizi commerciali aperti sette giorni su sette, potenzialmente 24 ore su 24 e anche nei giorni festivi e comunque con orari decisi in autonomia. Questo è il panorama che potrebbe prospettarsi da ora in poi, non fosse che l'applicazione pratica della norma è complessa e non del tutto automatica.
A Roma, come a Como, per citare un caso fra tanti, ordinanze e decisioni municipali hanno già reso una realtà la cosiddetta "saracinesca libera". Lo stesso discorso non vale però per il capoluogo lombardo. A Milano si discute ancora, per capire se servano e quali paletti si debbano mettere alle liberalizzazioni in questo senso.
Per ora, dicono da Palazzo Marino, di provvedimenti formali non ce ne sono. Prima che vengano presi ci sarà bisogno di vedere i sindacati, sentire i commercianti e anche la Regione, ma soprattutto di capire se le nuove norme siano compatibili con la "quiete pubblica", di valutare insomma come una decisione nel senso della liberalizzazione influirebbe sulla qualità della vita dei residenti della città. Una domanda, che va da sè, diventa tanto più importante quando si parla delle zone di Milano interessate dalla movida e in cui sono presenti locali notturni.
Per questo allo studio ci sarebbe la creazione di finestre temporali, all'interno delle quali ai commercianti sarebbe lasciata la massima libertà, ma che comunque limiterebbero alla mezzanotte l'orario di chiusura. Nell'incertezza della nuova normativa nazionale, gli enti locali avranno 90 giorni di tempo per adeguarsi a quanto deciso a Roma e palazzo Marino attende ora segnali da parte della Regione.
Segnali che però devono arrivare anche dai commercianti, ai quali la Confcommercio aveva proposto una prima sperimentazione dei nuovi orari in occasione della partenza dei saldi, con apertura prolungata fino alle 22.30, proposta che non ha però trovato consensi e quindi non verrà portata avanti, mentre è la stessa Confcommercio, che pure apre alle liberalizzazioni, a dirsi in disaccordo per quanto riguarda l'apertura selvaggia anche la domenica.
E i dubbi sulla liberalizzazione degli orari dell'apertura non si limitano alla sola Milano, se è vero che il governatore toscano, Enrico Rossi, invita a considerare che non è "lo shopping che batterà la crisi", soprattutto a fronte di orari che nella regione sono già molto flessibili, trovando manforte nella Confesercenti che sostiene che la liberalizzazione "mette a rischio oltre 1.500 negozi di vicinato, con circa 6.400 dipendenti. Pensare che
un’apertura selvaggia di queste attività aumenti consumi e l’occupazione e una vera e propria miopia". Forti dubbi anche in Piemonte, con la Regione che annuncia: "Impugnereremo davanti alla Corte Costituzionale l’articolo 31 della manovra Monti nella parte in cui si occupa degli orari di apertura degli esercizi commerciali".
Positiva
invece la reazione del comune di Napoli, con Luigi De Magistris che si schiera del tutto a favore della norma, come favorevole è anche Gianni Alemanno, che ha però incontrato una forte protesta da parte dei suoi concittadini.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.