Il libro maledetto non esiste? Allora bisogna proprio inventarselo

Georges Minois racconta l'incredibile storia del trattato più sulfureo del medioevo che fu attribuito a Federico II. Peccato che però il testo non sia mai esistito, sino al '700

Matteo Sacchi
È il libro maledetto, quello che tutti hanno cercato. Per secoli. Qualcuno lo voleva per dimostrare che alla base di Vangelo, Thorà e Corano c'è solo inganno e che Dio, se esiste, non ha nulla a che vedere con le religioni rivelate. Molti altri lo volevano per distruggerlo, per dormire sonni più tranquilli senza che un libro eretico portasse lontano dalla retta via il gregge dei fedeli. E così il manoscritto dal titolo De tribus impostoribus che accusa Mosè, Gesù e Maometto di essere soltanto degli ingannatori di creduloni è diventato uno degli oggetti più ricercati del mondo, dal Medioevo all'epoca dei Lumi. Una sorta di Santo Graal dell'ateismo. Hanno cercato di metterci sopra le mani (con scopi molto diversi): Cristina di Svezia, Eugenio di Savoia, Leibniz, D'Holbach, Calvino, Mersenne...
Sono stati invece accusati di averlo scritto: Federico II di Svevia, Pier Delle Vigne, Michele Serveto, Tommaso Campanella, Bernardino Ochino, Averroè, Spinoza, Machiavelli. Persino Hobbes e Boccaccio... E molti eminenti studiosi hanno versato fiumi d'inchiostro su un testo che profuma di zolfo e le cui uniche copie esistenti risalgono alla fine del XVII secolo o addirittura al XVIII (copie, tra l'altro, che si somigliano poco).
A mettere un po' d'ordine nell'affannosa caccia alle origini della più antica critica radicale alle religioni monoteiste (Mosè nel testo è un ciarlatano, Maometto un sanguinario, Gesù un sofista che racconta cose oscure che chiunque può girare come vuole) provvede lo storico francese Georges Minois il quale, sulle orme di Jacques Le Goff, si è dedicato allo studio dell'evoluzione della cultura e delle mentalità. In Il libro maledetto (Rizzoli, pagg. 320, euro 17,50, traduzione di Sara Arena) ha ricostruito la complicata vicenda intellettuale che si è dipanata attorno alla «bestemmia colta» che fece infuriare i dotti di tre religioni. E il risultato è sconcertante: il libro non è mai esistito. Almeno sino a che, a furia di parlarne e di spendere un sacco di soldi per trovarlo non lo si è fatto diventare reale.
Riassumiamo l'incredibile vicenda raccontata da Minois. Tutto inizia nel luglio 1239. Gregorio IX accusa l'imperatore Federico II di aver dichiarato che il mondo intero è stato ingannato da tre impostori: Gesù, Mosè e Maometto. L'imperatore, in lotta con il Papa e con i comuni, smentisce immediatamente. E accusa a sua volta il pontefice di essere eretico. Ma il dado è tratto: le voci si rincorrono e si inizia a raccontare che alla corte dell'Hohenstaufen, che ospita maghi e astrologhi come Michele Scoto o filosofi eterodossi come Teodoro, circoli un libro che contiene le più svariate accuse ai tre profeti. Un libro in cui ha messo sicuramente del suo «l'anima nera» di Federico, quel Pier delle Vigne che vuol fare dell'imperatore un'emanazione divina e che, nonostante questo, farà una brutta fine.
Il manoscritto nessuno l'ha visto, ma pazienza. Il testo vergato nelle sue diaboliche pagine? Facile da immaginare: basta mettere assieme le accuse che gli ebrei lanciano a Gesù, quelle che i cristiani lanciano a Maometto e quelle che già i greci e i latini lanciavano a Mosè. Anche perché, se il libro è pericoloso per tutti è pur vero che gli ortodossi di ciascuna delle tre religioni trovano in parte giustificate le accuse di credulità o fraintendimento lanciate alle altre due e, quindi, dare una sbirciatina potrebbe fornire buoni argomenti...
Da quel momento il De tribus impostoribus assume una vita propria. Nessuno dubita più della sua esistenza e dove prosperano le eresie il titolo spunta sempre. Al massimo cambia l'indiziato di turno, il presunto autore. Qualche esempio preso dal culmine degli scontri religiosi della controriforma? Calvino, il riformatore di Ginevra, uno con il cerino molto più facile di qualsiasi inquisitore cattolico, nella sua ansia di purificare la terra con il fuoco accusa di averlo scritto il ginevrino Jacques Gruet (prima di affidarlo al rogo). Stesse accuse per il medico e teologo Michele Serveto che verrà bruciato per i suoi testi (veri) contro la trinità. E gli accusati di eresia, nel disperato tentativo di difendersi almeno dall'accusa di aver prodotto il De tribus impostoribus scaricano la colpa su qualcun'altro. L'astronomo Guillame Postel accusò Serveto di aver scritto il libro, ma Henri Estienne (stampatore e pensatore) e il matematico Pietro Ramo (filosofo calvinista ucciso nella Notte di San Bartolomeo) puntavano il dito proprio su Postel. Perché? Perché qualcuno accusava loro...
E intanto, mentre i più sfortunati ci rimettevano la pelle, l'ansia di possedere il libro cresceva. A metà Seicento Cristina di Svezia smuove mari e monti, spedisce i suoi uomini più fidati in giro per l'Europa per cercarlo. Nessuno lo trova, ma si trova sempre qualcuno che dice di averlo visto. A un certo punto il colto ambasciatore Adler Salvius, nel 1652, qualcosa si procura. Che cosa? Non si sa, si spaventa e qualunque cosa fosse la brucia. Ma ha promesso cifre così alte che qualunque furbastro sarebbe dispostissimo a fornirgli un falso. Ed è proprio ciò che accade. Un altro libro spunta nel 1688 a Kiel, ventotto paginette in latino intitolate De tribus impostoribus (Leibniz, nel 1716, farà di tutto per leggerle, ma dentro c'è ben poco di nuovo). Poi ecco, nel 1721, anche un Traité des trois impoisteurs che rielabora lo spinozismo radicale e che viene stampato in numerose copie e riedizioni. Ma non è certo un testo antico.
Secoli di fantasie diventano realtà quando le idee di un'infinità di filosofi, da Machiavelli a Locke passando per Bodin e Spinoza, hanno ormai sdoganato l'idea della laicità, dell'insito legame tra potere politico e religione, della necessità della pacifica convivenza tra fedi diverse, della tolleranza verso chi fede non ne ha. Insomma, quando il libro blasfemo è ormai solo uno dei tanti giocattoli della modernità (magari un giocattolo da tenere un po' nascosto, ma nemmeno troppo). E così una bugia politica del XIII secolo è diventata un oggetto per bibliofili e un mistero su cui soltanto ora si inizia a intravedere la luce. In fondo, però, non c'è da essere stupiti di fronte a una caccia così folle a qualcosa di inesistente. Quando le nostre paure o i nostri desideri sono troppo forti, prima o poi si materializzano.

Non ci credete? Guardate tutti quegli assurdi filmati e siti che raccontano di un missile che colpisce le Torri Gemelle al posto degli aerei. È scontato che tra duecento anni gli storici sapranno distinguere la realtà? O non ci sarà qualcuno che andrà a caccia di antichi filmati che provino che tutto ciò che sappiamo è falso?

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