Il bar del Terminal C dell’aeroporto La Guardia di New York è divenuto famoso per i suoi prezzi non proprio concorrenziali. Eppure, alcuni passeggeri, senza rimostranze, menù alla mano, si sono accomodati ed hanno accettato di pagare una birra fino a 27 dollari e in alcuni casi anche di più. Chi si è impuntato e ha cercato di mediare tra il desiderio di sorseggiare una bionda e l’indignazione di dover sborsare una cifra esagerata è un giovane passeggero di Brooklyn che, accontentandosi della meno cara tra le numerose birre elencate, con l’amaro in bocca, ha lanciato un tweet e postato la foto della lista con gli stratosferici prezzi in evidenza.
Rimarcando come al salatissimo listino andassero addizionate spese nuove, quali la “tariffa rilancio covid”, pari al 10% del conto, “che non è destinata ai dipendenti” si legge, e la più tradizionale, la celebre mancia, che tutti sanno essere d’obbligo negli Stati Uniti, per un minimo del 15% del totale.
E chi si è preso la briga di tirare la somme ha concluso che il costo finale di una birra avrebbe potuto superare anche i 30 dollari.
Il tweet ha alzato un polverone e catturato l’attenzione delle autorità aeroportuali che controllano le tre aerostazioni di New York, facendo scattare un’indagine.
I risultati dell'inchiesta pubblicati il 12 maggio 2022 hanno stabilito nuove regole nel controllo dei prezzi che si legge: “Non potranno subire aumenti di più del 10 % rispetto ai prezzi che si trovano negli esercizi fuori dagli aeroporti”.
Non è certo la prima volta che si levano scandalizzati commenti circa gli esorbitanti costi del cibo e delle bevande in aeroporto, ma è il prezzo dell’acqua che più di tutti indigna i passeggeri.
Anche perché, in seguito agli attentati dell'11 settembre, dal 2006 si è imposto il divieto del trasporto nel bagaglio a mano di liquidi superiori di 100 ml e nessuno ha più potuto introdurre nella zona di imbarco bevande “al sacco” comprate al supermercato.
E da quel momento, il tema dei "liquidi", posti nelle giuste confezioni e nelle corrette quantità, è diventato l'ossessione principale dei viaggiatori, già provati dall'esecuzione di disordinati frettolosi spogliarelli e minuziose autopalpazioni per verificare l’assenza di metalli sul corpo, con lo scopo di tagliare il traguardo del metal detector e dei controlli da vincitori.
Ma cadere nell'errore è più frequente di quanto si pensi e, le questioni amletiche su cosa possa essere considerato, oltre alle ovvie bevande, un liquido, oggetto discussioni.
Tristi racconti tutti italiani narrano di mozzarelle di bufala acquistate freschissime nel miglior negozio della città e abbandonate ai controlli di sicurezza perché immerse nella loro bianca acqua, o di un numero ingente di cannoli siciliani rei di essere ripieni di un quantitativo di ricotta (considerata un "liquido") non trasportabile.
Mentre mesti resoconti di turisti stranieri in vacanza nel Belpaese, a caccia di icone a buon mercato, descrivono sequestri di Nutella, iscritta anch'essa nella lista nera dei " liquidi" proibiti se oltre i 100 ml.
Quante creme, piene a metà, ma bloccate ai controlli, perché dentro a confezioni troppo grandi che pur di non essere buttate, vengono spalmate frettolosamente, con stizza, ovunque sul corpo, in barba al bon ton.
E quante bevande trangugiate al cospetto dei pazienti addetti ai controlli, non per sete, ma per dispetto e per impedire che finiscano dritte e ancora sigillate nei cestini dell’aeroporto .
E quanta indignazione di fronte al prezzo di una bottiglietta di acqua acquistabile oltre i controlli, dove si giunge assetati e finalmente il possesso e trasporto dei liquidi è consentito senza limitazioni.
Molti aeroporti sono dotati di fonti di acqua potabile gratuite, offrendo un’alternativa a chi non è disposto a sborsare cifre ritenute ingiuste.
A Charles de Gaulle a Parigi, per esempio, sono state approntate fontanelle dove ci si può abbeverare con spirito sportivo, assumendo pose non sempre comode ed eleganti, al romantico motto “A Parigi si vive d’amore e di acqua fresca” che le identifica.
In Spagna, al Prat di Barcellona (dotato anch’esso di piccole fontane) invece, il prezzo dell’acqua è da anni al centro di un’altalenarsi di disposizioni contraddittorie.
Nel marzo del 2018 il gestore aeroportuale spagnolo Aena, era intervenuto con successo per obbligare tutti gli esercizi a vendere le bottiglie di acqua ad un prezzo massimo di 1 euro, seguendo tra l’altro la raccomandazione dell’associazione mondiale del Consiglio Internazionale degli Aeroporti (ACI) caldeggiata dal 2015.
Ma la disposizione è durata poco, con delusione per i consumatori, perché da marzo del 2022 Aena non ha più il potere di intervenire.
È l’effetto collaterale di una sentenza del Tribunale Supremo che non tratta direttamente il tema dell’acqua ma, accogliendo il ricorso di un’impresa con negozi in aeroporto, obbliga la società aeroportuale a cambiare i contratti in essere con gli affittuari di spazi aeroportuali, trasformandoli da concessioni a locazioni, facendo così decadere il potere di Aena (tra gli altri) di controllo e imposizione delle tariffe.
E le proteste sono aumentate. La corrispondente della casa reale spagnola, Mariàngel Alcázar, in un tweet indignato ha postato la foto di un’acqua a 3,80 euro auspicandosi che si possa consentire il trasporto di bottiglie portate da casa.
Ma la sicurezza nell’aviazione ricopre un ruolo vitale che non può essere banalizzato e che solo la sofisticata tecnologia di ultima generazione preposta ai controlli potrà derogare.
Ed è proprio in aeroporti dotati di macchinari hitech, come quello di Linate o Malpensa, per esempio, che le limitazioni rispetto al trasporto dei liquidi non sono più in essere ed è possibile trasportare la propria bottiglia di acqua e volendo anche di birra, ricordando che l’assunzione di alcolici prima e durante un
volo è sconsigliata.Nell'attesa che le aerostazioni sprovviste della tecnologia di ultima generazione si dotino di fontanelle di acqua potabile o recepiscano le raccomandazioni del Consiglio Internazionale degli aeroporti.
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