L'ovetto Kinder compie 50 anni e ci fa sentire una sua sorpresa

Tra prototipi, schizzi originali e tecnologie interattive, storia di un oggetto da scoprire e da mangiare

L'ovetto Kinder compie 50 anni e ci fa sentire una sua sorpresa
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Cinquant'anni di meraviglie e gioie senza fine. Alla Milano Design Week, in occasione delle celebrazioni per il suo mezzo secolo esatto di storia, sbarca l'ovetto Kinder. Da oggi fino a sabato, infatti, arriva in via Novi 2 uno degli oggetti più iconici della cultura popolare contemporanea, grazie all'installazione di uno spazio esperienziale che mescola storytelling, innovazione e un'estetica giocosa dalle origini ben consolidate nel design industriale. L'allestimento è curato con estrema precisione scenografica e trasporterà i visitatori in un originale viaggio immersivo: tra prototipi, schizzi originali e tecnologie interattive. Si tratta di un primo backstage in assoluto per l'ovetto più famoso al mondo: un'esposizione diretta dell'incontro tra ingegneria, creatività e visione industriale che ha dato vita a centinaia di piccole sorprese capaci di accompagnare l'immaginario collettivo, in maniera transgenerazionale, a una raffinata capacità di aggiornamento continuo. L'interazione e la realtà aumentata permetteranno al pubblico di trasformarsi in una «sorpresina Kinder» digitale: un avatar 3D in stile ovetto, che cinquanta fortunati riceveranno anche in formato fisico, incastonato in una teca come un piccolo totem del design emozionale.

Ancora oggi il percorso creativo e produttivo rimane lungo, sofisticato e sempre finalizzato a stupire: dallo studio delle tendenze ai test di sicurezza (oltre settanta per ogni sorpresa), dai laboratori interni alle collaborazioni con università e designer internazionali. Kinder Sorpresa, con oltre 300 nuove creazioni all'anno, resta ineguagliabilmente un oggetto ibrido: in parte giocattolo, un po' architettura del desiderio, e - mai da sottovalutare - alimento. Il «barilotto» giallo, introdotto nel 1979, ne è il cuore simbolico: un microcontenitore che racchiude stupore, design e ingegnosità. Non è un caso se molte sorprese (dai Tartallegre ai Coccodritti) sono oggi oggetti ricercatissimi dai collezionisti, in grado di restituire, al pari di alcuni toys giapponesi o memorabilia anni '80, una stratificazione affettiva e culturale. Ecco perché l'installazione milanese non è meramente un'opportunità per festeggiare i primi cinquant'anni dell'ovetto più famoso al mondo: bensì è anche una dichiarazione d'intenti.

Un modo per riaffermare il ruolo del

gioco come motore narrativo, progettuale e relazionale. Passano i decenni e mutano le interazioni, ma Kinder Sorpresa conserva il un gesto fisico e poetico: con il suo scarto, la sua scoperta e la sua piccola gioia inattesa.

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