«L'unica cosa che ricordo con certezza di quella notte è la botta provocata dall'urto da dietro dell'auto dei carabinieri contro lo scooter sul quale ero con Ramy».
Lo ha dichiarato ieri pomeriggio durante l'interrogatorio alla gip Marta Pollicina Fares Bouzidi, il 22enne di origine tunisina sul cui scooter, uno Yamaha T Max, viaggiava in qualità di passeggero l'amico Ramy Elgaml, il 19enne di origine egiziana e residente al Corvetto morto durante un inseguimento dei militari la notte del 24 novembre, dopo essere caduto sull'asfalto all'angolo tra via Quaranta e via Ripamonti. Difeso dagli avvocati Debora Piazza e Marco Romagnoli, Fares, indagato per omicidio stradale e ai domiciliari con l'accusa di resistenza, è stato sentito anche alla presenza del pm Marco Cirigliano che, insieme alla collega Giancarla Serafini e al procuratore Marcello Viola, è titolare del fascicolo che riguarda l'incidente mortale.
Durante l'interrogatorio Fares ha aggiunto: «Non c'era nessun alt, mi sono spaventato perché non ho la patente. Durante la fuga io speravo di fermarmi o rallentare così che Rami scendesse. Non mi sono neanche accorto che avesse perso il casco».
Sempre ieri i difensori di Fares hanno chiesto per lui la revoca degli arresti domiciliari. Il giovane, ricoverato per alcuni giorni in ospedale, porta su di sé ancora i segni dell'impatto: cammina con le stampelle e «si sta ancora riprendendo da un infortunio faticoso» ha spiegato l'avvocato Romagnoli. La gip si è riservata.
Intanto avrà 45 giorni di tempo, un termine relativamente breve, l'ingegnere Domenico Romaniello incaricato dalla Procura di Milano di ricostruire la dinamica dell'incidente. Un fatto questo che indica come la Procura vuole avere in tempi rapidi una risposta e certificare se c'è stato quell'impatto tra macchina e scooter nelle ultime fasi dell'inseguimento e sapere di che genere sia stato. Le operazioni della consulenza inizieranno il 20 dicembre e la relazione dovrebbe essere depositata ai primi di febbraio.
Nel frattempo, nei prossimi giorni dovranno essere messi a disposizione dell'ingegnere i primi rilievi della polizia locale, le planimetrie e le analisi delle telecamere di videosorveglianza e i due mezzi saranno portati nel medesimo luogo e analizzati. Anche gli avvocati hanno nominato propri consulenti, tra cui l'ingegnere Matteo Villaraggia per i genitori di Ramy.
Nei giorni scorsi sono stati perquisiti i sei carabinieri delle tre macchine che hanno inseguito lo scooter in un filone aperto per frode processuale e depistaggio e per favoreggiamento.
Un giovane testimone, infatti, oltre ad aver parlato dell'urto tra auto e scooter e della possibilità che Ramy sia finito sotto l'auto dei militari vicino al palo di un semaforo, ha anche raccontato che gli venne chiesto dai militari di cancellare un video. Su questo fronte è stato nominato un esperto informatico per le analisi sul telefono del giovane, ma anche sui dispositivi dei carabinieri sequestrati.
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