Roma - Il boss della mafia Gaspare Spatuzza non è stato ammesso al programma di protezione. A deciderlo è stata la Commissione centrale del Viminale per la definizione e applicazione delle misure speciali di protezione.
Il rifiuto del Viminale La proposta era stata avanzata dalle procure di Firenze, Caltanissetta e Palermo che indagano sulle stragi di via D’Amelio e del ’93. La proposta di ammettere al programma di protezione definitivo il boss è stata rifiutata perché il pentito ha cominciato a fare le sue dichiarazioni ben oltre il limite dei 180 giorni dal giorno in cui ha espresso la disponibilità a collaborare.
Il procuratore di Palermo perplesso "La stessa Cassazione ha ritenuto che anche le dichiarazioni tardive, se rese nel contraddittorio tra le parti, possono essere utilizzabili. L’argomento usato dalla commissione del ministero è interessante, ma controvertibile". A dirlo è il procuratore di Palermo, Francesco Messineo, che commenta così il no all’ammissione di Gaspare Spatuzza al programma di protezione definitivo. "Ci riserviamo comunque - afferma il capo della Dda di Palermo - di leggere con attenzione il provvedimento, per esprimere in maniera adeguata le nostre valutazioni". La procura di Palermo non aveva proposto in prima persona l’ammissione di Spatuzza, ma aveva dato la propria adesione alle iniziative delle Dda di Firenze e Caltanissetta.
Il pm Di Matteo: "Incredibile" Anche il pm di Palermo Nino Di Matteo, che pure inizialmente aveva manifestato riserve su alcune dichiarazioni di Spatuzza, si dice "molto sorpreso" della decisione della commissione del Viminale.
"Per quanto ricordi - dice il magistrato palermitano, tra i titolari dell’inchiesta sulla trattativa fra mafia e Stato - è la prima volta che si nega l’ammissione al programma di protezione per i pentiti, in presenza della richiesta di ben tre procure della Repubblica. La valutazione delle sue dichiarazioni resta comunque di competenza dell’autorità giudiziaria" conclude il pm.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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