Mafia, la figlia di Borsellino contro il Csm: "I topi stanno mangiando i faldoni sulle stragi"

La denuncia di Fiammetta Borsellino, figlia del giudice Paolo, sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio a Palermo per cui sono a processo tre poliziotti

Mafia, la figlia di Borsellino contro il Csm: "I topi stanno mangiando i faldoni sulle stragi"

"I topi si stanno mangiando i faldoni sui processi delle stragi del '92 che si trovano al Palazzo di giustizia di Caltanissetta", la denuncia arriva senza giri di parole da Fiammetta Borsellino, la figlia minore del giudice Paolo Borsellino, ucciso dalla mafia in via d'Amelio a Palermo. "Dopo le stragi del '92 il Csm non si è mosso - dice Borsellino -. C'era chi doveva fare da sentinella rispetto ad un cattivo percorso, che ha visto il coinvolgimento di servizi segreti e omissioni nelle indagini. Ma tutto questo è avvenuto senza che nessuno alzasse un dito".

Per la Borsellino sono ormai acclarati gli episodi di depistaggi che hanno scritto la storia recente del nostro Paese. "Come dei cretini non abbiamo saputo riconoscere il depistaggio sulle indagini sulla strage di via D'Amelio". Adesso però c'è un rischio, che dopo 27 anni la verità venga insabbiata. "I topi si stanno mangiando i faldoni sui processi delle stragi. Lo stesso tradimento che ha sentito mio padre, e il senso di solitudine che ha sentito anche da parte della sua categoria. Per eseguire gli insegnamenti di mio padre siano scesi in campo pubblicamente - dice - Non ci siano mai tirati indietro neppure quando i pericoli si sono fatti vivi".

In occasione del convegno organizzato a Palermo 'Furti di verità' a cui ha partecipato la figlia del magistrato, anche il Procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato denuncia depistaggi sulla verità. "All'indomani della strage di via D'Amelio l'allora Procuratore di Caltanissetta Giovanni Tinebra chiese a Bruno Contrada, che allora era ai vertici dei Servizi segreti, di aiutarlo nelle indagini, nonostante ci fosse una legge che vietava una collaborazione dei servizi segreti alle indagini - racconta Scarpinato -. Il Sisde dopo essere stato incaricato dal Procuratore Tinebra comincia a indirizzare le note alla Procura della repubblica, tra cui quella del 10 ottobre '92 e punta l'attenzione sul collaboratore di giustizia Scarantino. I giudici hanno ritenuto che Arnaldo La Barbera (che guidava il gruppo investigativo Falcone e Borsellino) aveva trovato una fonte segreta che gli aveva rivelato delle notizie che aveva messo in bocca a Scarantino. La Barbera sapeva quello stesso pomeriggio del 19 luglio del '92 in cui venne ucciso Paolo Borsellino che l'autovettura caricata di esplosivo era una 126 quando invece si seppe ufficialmente solo il 21 luglio". E aggiunge: "La mescolanza di notizie vere e false trasse in inganno i magistrati".

Scarpinato annuncia che "dobbiamo evitare di cadere in un errore: di concentrare l'attenzione su limiti del passato della magistratura e perdere di vista l'obiettivo inderogabile di individuare i mandanti esterni di via D'Amelio".

"Chi chiese al Boss Riina di anticipare la strage Borsellino? - si chiede Scarpinato- dobbiamo evitare di cadere nello stesso errore. La partita è ancora aperta, come dimostra l'ostinato silenzio di chi sa e tace, come i fratelli Graviano". E conclude: "La strage non è solo una storia del passato ma attraversa il nostro presente".

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