"Almeno quattro ore d'aria ai detenuti al 41bis". La sentenza della Consulta

La sentenza cancella il dimezzamento previsto nel 2009: poche ore d'aria limitano la rieducazione e rendono la pena più afflittiva, dicono i giudici. Accolto il ricorso del tribunale di Sorveglianza di Sassari

"Almeno quattro ore d'aria ai detenuti al 41bis". La sentenza della Consulta
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Prosegue la graduale demolizione del carcere duro, unica forma di detenzione che i mafiosi in carcere dimostrano di non sopportare. Con la sentenza 30 scaturita da un ricorso del tribunale di Sorveglianza di Sassari la Corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale del comma 2-quater, lettera f), primo periodo del 41-bis, nella parte in cui si prevede un limite massimo di due ore al giorno di ora d’aria per i detenuti reclusi al carcere d’uso «fermo restando il limite minimo di cui al primo comma dell’articolo 10». Le ore d’aria anche per loro devono essere almeno quattro al giorno, con possibilità di ridurle a due «per giustificati motivi» o per detenuti sottoposti «a sorveglianza particolare». Cancellato il dimezzamento operato dalla legge numero 94 del 2009, considerato dai giudici «irragionevole» e non conforme «alla finalità rieducativa della pena» perché comprimerebbe «in misura ben maggiore del regime ordinario, la possibilità per i detenuti di fruire di luce naturale e di aria»

Che il 41bis, il regime di sorveglianza e i permessi premio ai boss siano da tempo oggetto di una rivalutazione l’aveva anticipato il presidente della commissione Antimafia Chiara Colosimo in un’intervista al Giornale, la Consulta ha voluto precisare che questa sentenza «non pone in alcun modo in discussione l’impianto complessivo del regime speciale di cui all’articolo 41bis» ma interessa «esclusivamente il segmento concernente la permanenza del detenuto all’aperto». Nelle ore d’aria al 41bis i detenuti possono incontrarsi espressamente con un gruppo ristrettissimo di altri reclusi (non più di quattro) «opportunamente selezionato dall’amministrazione penitenziaria», sottolineano i giudici della Consulta, secondo cui «l’accurata selezione del gruppo di socialità , unitamente all’adozione di misure che escludano la possibilità di contatti tra diversi gruppi di socialità» sono i giusti presidi di sicurezza. La Corte è anche dell’avviso che «l’ampliamento delle ore della giornata in cui i detenuti in regime speciale possono beneficiare di aria e luce all’aperto contribuisce a delineare una condizione di vita penitenziaria che, non solo oggettivamente, ma anche e soprattutto nella percezione dei detenuti, possa essere ritenuta più rispondente al senso di umanità».

Il dibattito sul carcere duro e la possibile riabilitazione o rieducazione di boss di mafia, camorra e ’ndrangheta divide forze politiche, inquirenti ed esperti. Sempre al Giornale il sottosegretario alla Giustizia con delega al Dap Andrea Delmastro aveva ribadito l’impegno del governo sul no a un eventuale ammorbidimento del carcere duro, la «colpa» dello stesso esponente Fdi è aver rivelato l’azione di indebolimento del 41bis promossa dal Pd e spifferata dall’anarchico Alfredo Cospito ad alcuni boss. Per questo Delmastro è stato condannato dal tribunale di Roma nonostante la Procura ne avesse chiesto l’assoluzione.



I contatti tra i detenuti sottoposti a regimi detentivi appena meno duri e le famiglie sono stati disvelati nei giorni scorsi dalle inchieste di Palermo e Torino sulle carceri colabrodo, la sentenza della Consulta rilancia il tema della lotta alla mafia, il cui contrasto non può trovare cedimenti su un terreno come il 41bis, un regime in cui la permeabilità dei contatti tra boss e territorio è ridotta a zero. Fino ad oggi, almeno.

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