
Se non è la fine della «giurisprudenza creativa», poco ci manca. Presto la lista Ue dei Paesi considerati «sicuri» diventerà norma di diritto europeo. Lo stesso a cui i magistrati più «sensibili» alle tematiche legate all'immigrazione hanno finora fatto appello per disinnescare il Protocollo Albania sulla procedura accelerata di rimpatrio, considerando -con sentenze fotocopia - Egitto e Bangladesh Paesi non sicuri e lasciando in Italia i richiedenti asilo che non hanno diritto a restare nel nostro Paese.
E invece, come era facile prevedere, Egitto e Bangladesh (con Tunisia, India, Colombia, Marocco e Kosovo) sarebbero già nella bozza di lista Ue che l'esecutivo di Bruxelles si accinge a sottoporre ai governi dei 27 Paesi membri, nell'ambito del diritto di asilo europeo, valido su tutto il territorio, come peraltro aveva annunciato la presidente Ursula von der Leyen nella sua lettera ai capi di Stato e di governo prima del Consiglio europeo di marzo, senza contare il regolamento rimpatri presentato a marzo a Strasburgo.
Per valutare l'impatto di questa decisione basta guardare ai numeri degli sbarchi dall'inizio dell'anno. A lunedì su 11.805 persone arrivate dal Mediterraneo, e 1.185 provengono dall'Egitto e 4.252 arrivano dal Bangladesh. Ieri in 25, partiti dalla Libia, sono sbarcati ieri a Roccella Jonica in Calabria: è il primo dall'inizio dell'anno. Mentre dalla Tunisia - sempre attraverso i porti della Libia - si parte sempre meno, grazie ad accordi bilaterali tra i due Paesi.
Ma cosa vuol dire partire da un Paese considerato «sicuro»? A spiegarlo è stato il portavoce per le Migrazioni dell'esecutivo Ue Markus Lammert, durante il briefing con la stampa a Bruxelles. Secondo il nuovo diritto Ue «il richiedente asilo che proviene da un Paese a priori considerato sicuro non vedrebbe accolta la sua richiesta». Insomma, se questa norma fosse già in vigore, tutti i 4mila e rotti bengalesi arrivati finora potrebbero essere rimpatriati nel giro di 48 ore. È proprio sull'accelerazione delle procedure di rimpatrio ed espulsione che «presto la Commissione europea presenterà delle proposte - fa sapere ancora Lammert - come su altri aspetti mirati del Patto sulle migrazioni e l'asilo», inclusa la possibilità di realizzare sia gli hotspot extra Ue come l'Albania per le procedure accelerate di esame, sia i cosiddetti return hubs per allontanare da tutto il territorio europeo chi ha un decreto di espulsione, come i 40 migranti arrivati a Gjader l'altro giorno sulla nave Libra della Marina mercantile: tra loro ci sono stupratori, pedofili e criminali socialmente pericolosi, eppure il Pd parla di «propaganda becera sul Cpr come colonia penale» con Rachele Scarpa, mentre l'ex ministro Graziano Delrio arriva a dire: «Rimpatriare non è criminalizzare chi fugge dalla povertà», come se non avessero commesso reati gravissimi.
Entro l'estate sui Paesi sicuri e sulla procedura accelerata di rimpatrio dovrebbe pronunciarsi anche la Corte di Giustizia Ue, con una sentenza che ragionevolmente sarà sulla stessa linea dell'Europa. «Il diritto all'asilo è cambiato rispetto al 2013, dovremmo prenderne atto anziché imbastire battaglie ideologiche a fini politici», commenta al Giornale un magistrato a riposo che in passato si è occupato di immigrazione e che preferisce restare anonimo.
Dentro le toghe c'è fermento rispetto al pronunciamento di Corte Ue e sulla lista dei Paesi sicuri: dopo essersi appellati per mesi al diritto europeo non ci sono troppi escamotage giuridici per ostacolare il disegno del governo. Nelle prossime settimane non sono esclusi colpi di scena.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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