Il copione si ripete. E la linea bersaniana dell'"appoggio, ma non sostengo" fa la sua comparsa ancora una volta. Così come era successo a giugno, quando i vertici del Pd avevano praticamente cercato di sabotare i quesiti su acqua, legittimo impedimento e nucleare, salvo poi appropriarsene e sfoggiarli come vessillo una volta accortisi che il risultato giovasse al partito, lo stesso è successo per il referendum sulla legge elettorale.
"Come pensate che si sarebbero potute raccogliere un milione e duecentomila firme in un mese, d’estate, se non ci fossero stati i banchetti alle feste del Pd?", ha chiesto la presidente dell’assemblea nazionale del Pd, Rosy Bindi.
Sulla stessa linea anche Bersani che, dopo il clamoroso successo delle firme, ci ha messo poco meno di un attimo a salire sul carro dei vincitori, rivendicando il suo fondamentale ruolo. Anzi, ha fatto di più. Ha persino chiesto di essere ringraziato: "Ho avuto molti ringraziamenti prima dell’estate quando sono stati messi i banchetti per la raccolta firme, mi aspetterei che ora che abbiamo raccolto centinaia di migliaia di firme ci fossero uguali ringraziamenti. Sono stupefatto. Abbiamo sostenuto il referendum elettorale con i nostri banchetti perché pensiamo che possa essere uno stimolo alle riforme".
Insomma, per Bersani è bastato imbastire i banchetti. Non conta che la sua proposta sia differente da quella promossa dal referendum e non conta nemmeno che un esponente del suo partito come Arturo Parisi gli abbia chiesto se lui avesse firmato o no. Imbarazzo e nessuna risposta da parte del segretario democratico. D'altronde lo stesso Bersani se da un lato ha detto di aver sostenuto la battaglia referendaria, dall'altro ha sempre ammesso che "noi abbiamo una proposta di legge elettorale, che non è esattamente coincidente con quella che sarebbe lo sbocco del referendum. Ma certamente il Porcellum è il peggio". Ma Bersani non è solo a rivendicare l'apporto rilevante del partito.
Con lui c'è appunto la Bindi che ha praticamente sostenuto che senza l'apporto dei banchetti alle feste del Pd il traguardo non sarebbe stato raggiunto. Ma anche la presidente del Pd ha ammesso che "abbiamo idee diverse sulla legge elettorale e quindi di fronte all’iniziativa dei referendari abbiamo trovato una sintesi con un disegno di legge che abbiamo presentato".
Però di una cosa è sicura la Bindi: "Se non avessimo raccolto le firme, sarebbe stata colpa nostra perché non avevamo mobilitato la gioiosa macchina da guerra". Sarà. Però, a differenza del suo segretario di partito, la Bindi era una di quelle che aveva vergato il modulo di adesione al referendum. Ma su una cosa la Bindi non deve temere smentite. Ed è quando dichiara che: "Lo strumento referendario è dei cittadini e un partito non deve sostituirsi. In questo Bersani ha ragione. Quando abbiamo capito che la partita era seria, allora ci siamo entrati e abbiamo contribuito". Insomma il Pd ha messo il cappello sull'iniziativa. Un'altra volta. Esattamente come è successo per i referendum di giugno.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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