The Messenger, poveri in guerra

Al Festival di Berlino anche il film di Rebecca Miller, figlia di Arthur, con Monica Bellucci

The Messenger, poveri in guerra

Berlino - Se non sono duri, sono lenti i tempi per i film da festival. A quello di Berlino è stato presentato ieri in concorso The Messenger (Il messaggero) di Oren Moverman, già visto al Sundance Festival 2008, ma girato nel 2007; e l’altro giorno c’era qui a Berlino, sempre in concorso, un altro film girato nel 2007, In The Electric Mist di Bertrand Tavernier. Di solito il ritardo nell’uscita di un film significa difficoltà artistica e/o economica, eppure entrambi questi titoli sono superiori alla qualità media di ciò che giunge nelle sale.

The Messenger conferma il talento di Woody Harrelson, qui nel ruolo di un militare di carriera, reduce dalle campagne del Vietnam e del Kuwait, incaricato di informare nel minor tempo possibile i più prossimi congiunti dei caduti in Irak. Lo affianca un reduce di questa stessa guerra. Non si vede mai combattere, ma si vedono gli effetti collaterali dei combattimenti, con più disperazione che nei Giardini di pietra di Francis Ford Coppola, dove i personaggi agivano come custodi di un cimitero militare. E chi sa guardare gli sfondi, nota in questo film che si tratta di una guerra combattuta solo dalle classi inferiori, attratte dalle buone paghe per arruolarsi.

Film sul dolore nella forma più acuta, The Messenger ha un motivo allusivo in più visto che il regista è israeliano. Meno ambiguo di The Hurt Locker di Kathryn Bigelow (Mostra di Venezia 2008), che raccontava la psicologia del guerriero, The Messenger mostra però ugualmente un lato militare, la dignità di cui si sente un gran bisogno nel mondo del denaro.

L’altro film americano in concorso ieri rappresentava un ambiente agli antipodi con questo. Nelle Private Lives of Pippa Lee (Vite private di P.L.), Rebecca Miller, figlia di Arthur e moglie di Daniel Day Lewis, racconta infatti di una donna (Robin Wright Penn) lacerata fra la madre ipocondriaca (Maria Bello) e la sua personale propensione alle cattive compagnie. Pippa Lee ne fa dunque di tutti i colori, finché non sposa un editore (Alan Arkin) molto più vecchio di lei, sottraendolo alla precedente fidanzata (Monica Bellucci), che si uccide.

Al momento in cui lui subirà un ictus lei farà staccare la spina della macchina che lo teneva in coma e se ne andrà con un coetaneo (Keanu Reeves).
La vicenda ha l’aria di essere ispirata a persone che la Miller ha conosciuto. Lo spettatore che ne abbia conosciute di migliori, può semplicemente evitare il film.

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