Milan in fuga, appello di Sala all'Inter

Cardinale accelera sul nuovo stadio a La Maura, con l'assist di Comune e Regione

Milan in fuga, appello di Sala all'Inter

Il Milan accelera la fuga da San Siro. Il numero uno di Redbird Gerry Cardinale, proprietario del club, ieri ha visto per una mezz’ora scarsa il sindaco Beppe Sala a Palazzo Marino, da lì si è trasferito a Palazzo Lombardia per incontrare il governatore Attilio Fontana e ha visionato prima di Milan-Tottenham l’area dell’Ippodromo La Maura dove vorrebbe costruire il nuovo stadio rossonero, archiviando definitivamente il progetto dell'impianto in condivisione con l'Inter che è nel limbo da quattro anni. E su cui incombe un'altra spada di Damocle. Il progetto prevede (o ormai prevedeva) la demolizione del Meazza. Ma Sala ha incontrato ieri per la prima volta il neo sovrintendente alle Belle Arti Emanuela Carpani che all'uscita ha precisato che «ad oggi non c'è nessun vincolo sul Meazza, potrebbe essere demolito, il vincolo storico artistico «era stato escluso dal Ministero già a inizio Duemila» e quello storico relazionale, minacciato dal sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi, «era già stato escluso nel 2020». Ma «potrebbe scattare forse nel 2025», quando il secondo anello compirà 70 anni e potrà scattare la «verifica di interesse culturale semplice».

Il finale non è scontato, quindi un'altra spada di Damocle, anche perchè il vecchio stadio dovrebbe restare in ogni caso in piedi fino al 2026 per ospitare l'inaugurazione delle Olimpiadi invernali, e taglierà il fatidico traguardo dei 70 anni. Sussiste un vincolo paesaggistico anche su La Maura, che è all'interno del parco Sud, ma l'assist in questo caso dovrebbe arrivare proprio da Comune e Regione.

Ci sarebbe l'ipotesi di un accoro di programma tra i due enti per concedere una variante. Sala anche nei giorni scorsi non ha nascosto che il progetto non gli dispiace, anzi. Il Milan dovrebbe trasferire sull'area anche la sede del club, il settore giovanile e femminile. Ieri ha voluto incontrare Cardinale per «capire se veramente, come dichiara, il Milan vuole andare in maniera diretta su La Maura e quindi capire cosa fare. Mi pare, ripeto, che ci sia una accelerazione del Milan e voglio verificarla oggi con la proprietà». E spera di convincere l'Inter a lasciare il Meazza. L'ad Alessandro Antonello ha già riferito che anche i nerazzurri hanno un piano b fuori Milano, la meta sarebbe un'area di proprietà dei Cabassi a Rozzano, quasi al confine con Assago. Ha già dichiarato che il vecchio San Siro «ormai potrebbe essere ceduto a una sola squadra a prezzo quasi stracciato» e ieri ha ribadito che il suo auspicio è che «l'Inter, pure in una fase transitoria, possa rimanere a San Siro».

Anche davanti al rischio che l'Inter emigri fuori Milano, il Milan si faccia un nuovo stadio e il Meazza resti una cattedrale nel deserto, gli ambientalisti non mollano. Il capogruppo di Europa Verde Carlo Monguzzi celebra come una buona notizia le parole della sovrintendente: «Ha chiarito quello che i Verdi sostengono tranquillamente da sempre, dal 2025 potrebbe scattare il vincolo semplice, cioè non si può abbattere il Meazza. Si può solo ristrutturare. Con questa spada di Damocle nessuno vorrà investire» nel progetto che include l'abbattimento, ossia il vecchio piano a di Milan-Inter. E mentre alcuni consiglieri Pd ora sono in allarme e accusano i club di «approssimazione», il capogruppo Fi Alessandro De Chirico è «basito.

Sale e dem cercano di scaricare la colpa del caos totale sulle società dopo che per 4 anni la giunta si è nascosta invece di accogliere con entusiasmo il progetto» che con 1,3 miliardi privati avrebbe riqualificato tutta l'area di San Siro.

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