nostro inviato a Milanello
Indagine su un attacco al di sotto di ogni sospetto. È l’attacco del Milan un tempo avvitato sugli estri di Kakà e adesso legato, mani e piedi, più piedi che mani in verità, agli spunti dell’eterno Inzaghi. Di solito i numeri introducono il dibattito: qui lo nutrono di dubbi e tormenti. Gol segnati dal Milan in quattro sfide: 3. Di questi 2, i primi 2, firmati da uno del mestiere, Alexandre Pato, a Siena il 22 agosto, l’ultimo scodellato da Seedorf. Come risolvere il preoccupante deficit? Leonardo se la cava con una battuta che diverte la platea dei cronisti: «Aspetto la telefonata». Non dev’essere facile, per lui, alle prime scelte crudeli, colmare la lacuna senza dimenticare le esigenze complessive del Milan. E allora? Ecco l’indagine attaccante per attaccante (fuori c’è solo Borriello, ancora infortunato).
Ronaldinho. Di suo pugno le garanzie pubblicate sul sito personale e rilanciate dalle agenzie. «La mia fonte è l’allegria, è giocare al calcio. Sono molto felice a Milano e nel Milan, il mio contratto è valido fino al 2011 e voglio rispettarlo. Insieme ai miei compagni lotteremo per conquistare i titoli possibili» la sintesi della risposta, diretta e solenne, alle voci di una possibile resa, col ritiro dalla carriera oltre che dal Milan pubblicate in Barcellona. Dinho non lascia e anzi torna a viaggiare col Milan, per ora in panchina. «Lui e Seedorf possono giocare insieme» disserta Leonardo che si occupa più di non offrire punti di riferimento a Marino. «È tranquillo, ci saranno occasioni per tutti» la convinzione.
Pato. È l’ultimo nervo scoperto di casa Milan. Domenica sera l’hanno visto litigare, di brutto, con Inzaghi, reo di averlo ignorato davanti alla porta. «Anche Nesta e Gattuso lo hanno rimproverato, se è per questo» fa sapere Leonardo, deciso nel negare un qualsiasi dissidio. «Alcuni giocatori brasiliani son convinti di aver giocato bene dopo aver fatto 2 tunnel» è la sua frase-specchietto. Come dire: Pato deve cambiare mentalità. E togliersi un difetto. «È tutto istinto» insiste Leonardo e qui l’istinto, come il talento, non basta a marcare la differenza. «Anche perché nel frattempo lo curano sempre in due» l’annotazione di Leo pronto a concedergli un’altra chance.
Huntelaar. Non ha ancora segnato lo straccio di un gol, neanche in amichevole e questo deve deprimerlo abbastanza. «Lui è un tipo di centravanti abituato a stare in area e ad aspettare i palloni, da noi deve fare altro» è la spiegazione per i non addetti ai lavori che Leonardo apparecchia. Sembra convincente. C’è dell’altro, però. Lo scarso tempo a disposizione per l’addestramento a Milanello. «Sono convinto che verrà buono per il Milan» è la fede cieca di Leo il quale però deve prevedere anche una testimonianza effettiva della stima. Se l’olandesino continua a giocare una sì e l’altra no, il recupero diventa complicato.
Inzaghi. Basta vederlo scendere dalle scale del collegio, all’ora del caffè, scuro in volto, per capire che è di umore nerissimo. Colpa, probabilmente, dei dubbi di Leonardo. È vero, lui mira allo Zurigo, in Champions, per fare suo il record di Gerd Müller, ma anche in campionato non gli dispiace mettere la firma, come si è capito col Bologna (palo preso). «Pippo lo gestisco a modo mio» la frase sibillina di Leonardo.
Una volta Pippo sceglieva le partite, ora è il tecnico che sceglie quando utilizzarlo.Juve e Mou. Ultima battuta da registrare. Chi gioca il calcio migliore? Risposta di Leo: «La Juve». Non teme la reazione di Mou? Risposta di Leo: «Sono nato in una città felice, impossibile che Mou litighi con me».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.