Il mistero del furto nella pinacoteca dimenticata da tutti

Al museo del Castello Sforzesco di Milano pochissimi visitatori, pochi controlli e orari impossibili. E nessuno sa quando i quadri sono stati rubati

Il mistero del furto nella pinacoteca dimenticata da tutti

Non tutti i mali vengono per nuocere. Nel senso che le tre tavolette rubate - «di scarso valore mercantile» - hanno se non altro il merito di accendere i riflettori su uno dei musei civici meno conosciuti dai cittadini e non solo per colpa loro. Chi ha avuto la fortuna in questi anni di accedervi, di scoprire una pinacoteca attraverso saliscendi tra corridoi e cunicoli e trovando tutte e sette sale agibili, ha certamente avuto una bella sorpresa. A parte le tre tavolette, nella collezione sono infatti presenti opere pittoriche di grande pregio dal Quattrocento al Settecento, come la «Madonna del libro» di Vincenzo Foppa, la «Madonna Bolognini» del Correggio, ritratti di Tiziano e Tintoretto, un magnifico «Santo Eremita» del De Ribera, due vedute del Canaletto. Chi ha avuto la fortuna della visita avrà anche avuto la percezione di quanto questa pinacoteca sia la cenerentola dei musei milanesi.

Scarsissimi i visitatori, malgrado il dato complessivo sui musei sforzeschi arrivi alle 500mila unità annue, ma con un forte squilibrio a favore del museo di scultura dove ha sede la Pietà Rondanini e del museo Egizio a pianoterra. Scarsissimi anche i controlli malgrado - chissà perchè poi - vi si possa accedere dotati di borse e zaini. Allestimento e illuminazione lasciano a dir poco a desiderare e sovente - si diceva - alcune sale sono chiuse al pubblico. Un anno e mezzo fa era toccato alla sala XXVI per problemi strutturali del soffitto, recentemente gli spazi sono stati vietati per emergenza pulci.

Un museo dimenticato anche giocoforza. Solo nell'ultimo anno è stato introdotto l'orario continuato fino alle 17.30 con ultimo ingresso alle 17. Prima, i visitatori venivano gentilmente messi alla porta durante la pausa pranzo dalla una alle due e mezza. Carenza di personale, è il leit motiv dei funzionari comunali, ma è evidente che un siffatto orario avrebbe scoraggiato chiunque si trovasse a passare dal Castello anche per caso. E non certo migliore fortuna di pubblico hanno gli altri musei sforzeschi «minori», che pure vantano collezioni uniche al mondo, come il Museo degli strumenti musicali, quello dei Mobili e delle Sculture Lignee, le Raccolte d'Arte Applicata. Diciamo pure che un po' di marketing non guasterebbe per una pinacoteca che, vivaddio, non ha qualità da invidiare alle Gallerie d'Italia di Banca Intesa che sono ormai diventate una meta privilegiata da milanesi e turismo straniero.

Intanto gli inquirenti indagano: le opere sono scomparse sabato, venerdì o un mese fa? Che nessuno sappia rispondere non è poi così sorprendente. Speriamo solo che non vengano ritrovate troppo in fretta facendo ricadere la pinacoteca-cenerentola nel suo polveroso oblìo.

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