Via chiusa per il Gay pride I negozianti: «È un danno»

Sfilata dell’orgoglio omosessuale in corso Buenos Aires. Stop al traffico. I commercianti arrabbiati: "L'omofobia non c'entra, per noi è un danno.

Via chiusa per il Gay pride I negozianti: «È un danno»

Arrabbiati, tanto. Ma delusi ancora di più. Sono amareggia­ti i commercianti di corso Bue­nos Aires dall’atteggiamento del Comune. E scoraggiati dal non avere sentito nessun ap­poggio da parte degli assessori al traffico Pierfrancesco Maran e alla Sicurezza, Marco Granel­li. I quali, dal canto loro, fanno sapere di essere un po’ stupiti perché la decisione finale è sta­ta condivisa.

Gabriel Meghna­gi, dell’Ascobaires (l’associa­zione legata a Confcommer­cio), rappresentava i circa 350 esercizi del corso Buenos Aires l’altro giorno al tavolo in Comu­ne per definire le modalità del gay pride sabato 29 marzo. Una sfilata che mette in difficoltà i commercianti, consapevoli di perdere un prezioso sabato di vendite. «Per noi è un danno commerciale- spiega Meghna­gi - anche se siamo riusciti a ot­tenere che venga chiusa solo una parte del corso, da viale Re­gina Giovanna a piazza Ober­dan: 200 metri invece di 1,6 chi­lometri come era stato chiesto dagli organizzatori. Sono usci­to ­soddisfatto dall’incontro per­ché ho ottenuto il massimo che potevo. Ma il Comune non ci ha aiutato», racconta con l’amaro in bocca.

I commercianti chiedevano che la manifestazione venisse spostata appena 200 metri più in là, cioè da Porta Venezia a Pa­lestro lungo il primo pezzo di corso Venezia «dove non ci so­no attività commerciali e dove non ci sarebbero stati problemi per il traffico», aggiunge. «Ba­stava che gli assessori Maran e Granelli dicessero quella che è poi la verità, perché il caos del traffico così è assicurato. Inve­ce niente. Hanno mormorato che sabato 29 i milanesi saran­no tutti via, in vacanza. Sarà, ma non credo che di questi tem­pi ci sia tanta gente che se ne va il sabato...». Per lui è un atteggi­a­mento incomprensibile da par­te del Comune e da parte anche del consiglio di zona 3, «mi han­no detto che il commercio in questo momento è la questio­ne meno importante», aggiun­ge. Il caos del traffico è assicura­to. Poi di sabato.

«Mi dispiace per quella trenti­na di negozi che si trovano in quei 200 metri. Saranno pena­lizzati. È stato dato infatti il per­messo di piazzare quattro pal­chi da 4 metri per 4 con musica che andrà dalle 17 fino a non si sa a che ora - dice - Non voglio fare commenti, chi leggerà si fa­rà la propria idea. Io non ho niente contro nessuno, ma ogni evento va fatto nel luogo adatto. Invece gli organizzatori hanno detto chiaro e tondo che volevano un luogo visibile a tut­ti. Tra l’altro hanno giàavvisato di non scandalizzarsi perché fa caldo e quindi molti saranno a torso nudo», racconta il presi­dente di Ascobaires. Hanno an­che già avvertito che non com­preranno niente a parte qual­che gelato.

Il presidente di Asco­baires ci tiene a ribadire che l’omofobia non c’entra

niente, che lui non ce l’ha con nessuno. Ma che a Milano c’erano luoghi più adatti per il gay pride. Tutto qui. «È brutto da dire ma c’era da restare tutti quanti chiusi sa­bato, lungo il corso Buenos Ai­res », conclude.

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