Sos dal mondo delle piscine in città e nella nostra regione. Gli aumenti esponenziali del costo dell'energia sta mettendo in seria difficoltà la sopravvivenza dei 500 impianti natatori in Lombardia di cui circa 300 di proprietà pubblica. Quelli coperti, e quidni più costosi dal punto di vista gestionale, sono circa 380 di cui circa 220 pubblici. Attualmente tenere aperta una piscina costa tra i 500 e i 600 euro in più al giorno.
In un impianto natatorio di medie dimensioni, costituito da una vasca di dimensioni 25 metri per 16,50 metri e una vasca didattica tra i circa 80 e i 100 metri quadrati, oltre agli spazi accessori comprendenti gli spogliatoi, il consumo medio annuo di gas si aggira tra i circa 200 e i 250mila metri cubi e tra i 350 e i 400mila kw ora quello di energia elettrica. Si è quindi passati, nell'arco di un biennio da un costo per il riscaldamento a gas di circa 100mila euro anno a 200mila euro. Se l'impegno economico per l'energia elettrica era nel 2020 nell'ordine dei 50mila euro nel 2022 si raggiungeranno i 120/130mila euro annui, nonostante gli interventi del governo per attenuare importo totale delle bollette (iva al 15% oneri di sistema ecc.). Passando così ad un esborso totale per l'energia (termica più elettrica) raddoppiato: da circa 150mila euro a oltre i 300mila euro. «Finalmente sono cadute le restrizioni come la capienza massima degli impianti- spiega Angelo Gnerre, coordinatore A.R.I.S.A. degli impianti natatori - graze al decreto di Fine emergenza e stiamo vedendo segnali di ripresa: siamo partiti a settembre con un meno 40 per cento di presenze rispetto all'era pre Covid e ora siamo arrivati a circa l'80 per cento, ma la strada è in salita e non sappiamo cosa succederà in questa estate. Più svantaggiati i gestori delle piscine pubbliche, che offrendo un servizio pubblico a tutti gli effetti, non hanno la possibilità di alzare le tariffe e soprattutto di chiudere se la situazione diventa insostenibile». Solo a gennaio hanno chiuso 10 impianti in Lombardia per il fallimento di una società. Quello che sta succedendo sostanzialmente è che i gestori degli impianti stanno aperti in perdita e si stanno indebitando sempre di più, anche perchè non hanno ricevuto ristori lo scorso anno dal momento che la maggior parte sono società dilettantistiche sportive e quindi senza fini di lucro. Nel frattempo sono partite le interlocuzioni con le amministrazioni per cercare di rivedere i termini dei contratti di gestione.
Un aiuto consistente è arrivato da Regione Lombardia che ha messo a punto un provvedimento a lungo termine stanziando 32 milioni di euro di cui l'80 per cento a fondo perduto per chi esegue lavori di efficientamento energetico della spesa ritenuta ammissibile, nel limite massimo di 350mila euro.
«La chiave per il futuro - spiega Gnerre - è abbassare i costi di gestione, a fronte dello scenario economico mondiale. L'80 per cento degli impianti, infatti, sono inadeguati da questo punto di vista. Ora aspettiamo provvedimenti da parte dagli altri enti locali».
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