«Abbiamo speso 10mila euro all'anno pur di studiare qui». I trecento specializzandi dell'università Vita e Salute del San Raffaele sono furenti. Il loro ateneo rischia di essere smantellato (sono già stati azzerati i posti in specialità) e loro non sanno che ne sarà del loro futuro. Così come gli studenti più giovani e quelli che, appena due settimane fa, hanno tentato il test per iniziare il primo anno di università: giovani arrivati anche da Sidney pur di entrare a far parte della famiglia del San Raffaele.
Per chiedere un intervento salva ateneo, gli specializzandi, insieme ai docenti, hanno scelto la linea più dura: da ieri sono state sospese tutte le lezioni e nessuno degli specializzandi, né oggi né nei prossimi giorni, si presenterà in reparto. Le attività cliniche resteranno bloccate fino a quando il neo ministro all'Istruzione Maria Chiara Carrozza o il premier Enrico Letta risolveranno la questione. E l'occupazione del rettorato proseguirà giorno e notte. «Non è nostra intenzione danneggiare l'ospedale, né i pazienti ma non possiamo fare altrimenti. La nostra università sta morendo».
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A precisare la posizione dei giovani medici è Massimiliano Greco, anestesista, che si è laureato alla Statale e si è trasferito al San Raffaele tre anni fa per la specializzazione. Se il nodo del Vita e Salute non si dovesse sciogliere, Massimiliano ritornerà nell'ateneo da cui arriva, con l'unica differenza che, a saperlo prima, avrebbe potuto far risparmiare alla sua famiglia almeno 30mila euro.
A fianco degli studenti scendono in campo anche i docenti e i medici che hanno scritto al Consiglio dei ministri per chiedere «lo scioglimento del cda dell'ateneo e il commissariamento». «Proseguiremo anche noi la protesta - spiega Massimo Zangrillo, docente dell'università e primario di Anestesia - fino a quando non avremo risposte ragionevoli da Roma». Il medico dice ad alta voce quello che in parecchi pensano: «È ora che le Sigille si ritirino». Ma le fedelissime di Don Verzé non sembrano affatto intenzionate a lasciare l'unico «fortino» non ancora espugnato dal nuovo patron Giuseppe Rotelli.
Per salvare l'anno accademico annunciano «azioni legali» e non intendono rinunciare alla loro autonomia. «Però finora le Sigille - contestano gli studenti - non ci hanno mai incontrati. Mandano messaggi lontani dalla realtà e forse non si rendono conto della gravità della situazione». Insomma, il divorzio in casa tra l'ospedale San Raffaele (in mano al patron Rotelli) e l'università (guidata dalle Sigille) è arrivato a toni talmente esasperati da paralizzare da subito lezioni e ore di pratica in corsia.
Sul fronte dei 244 dipendenti a rischio licenziamenti, trattative in corso, senza
evidenti svolte. La Regione proseguirà la mediazione «a tavoli separati», cioè da una parte con i sindacati, e dall'altra con l'azienda, e poi, quando si saranno smussati i punti di contrasto, si arriverà ad un tavolo congiunto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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