È la notizia che si aspettava, forse più per il suo valore simbolico che per altro: i musei di Milano riaprono da questa mattina e con un piccolo anticipo su tutti gli altri Palazzo Reale lo ha già fatto ieri pomeriggio (con la mostra George de la Tour. L'Europa della Luce, che titolo più evocativo per questi tempi bui non avrebbe poturo avere). Il sindaco Sala aveva chiesto nei giorni scorsi, lanciando la campagna #forzamilano e #milanononsiferma, «Ripartiamo dalla cultura, riapriamo i musei», e il decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri ha dato il via libera, seppur con alcune imporanti indicazioni: i visitatori dovranno tenere una distanza di sicurezza e cortesia di almeno un metro, sia davanti alla biglietteria che durante tutto il percorso di visita e nel bookshop, l'accesso alle sale sarà contingentato in base alla capienza delle sale stesse. Per questo il Planetario unico tra i musei civici non potrà ancora riaprire: la conformazione della sala non permette di ottemperare alle norme. Nessuno pensa che, in una città ancora stordita dagli effetti del coronavirus, ci saranno code o ressa, la situazione suggerisce prudenza nel frequentare luoghi pubblici, ma la riapertura dei musei rappresenta quell'iniezione di fiducia di cui la città ha bisogno. Anzi, suggerisce una riflessione da tenere a mente: è possibile andar per mostre in modo consapevole, con un accesso più lento e selezionato (e forse più motivato). A Palazzo Reale da giovedì inaugurerà il progetto multimediale «Viaggio oltre le tenebre. Tutankhamon. RealExperience» mentre l'esposizione «Guggenheim. La collezione Thannhauser da Van Gogh a Picasso», che avrebbe dovuto chiudere settimana scorsa, sarà prorogata fino a domenica (merita: è un'infilata di capolavori). Porte aperte anche nei «musei-gioiello» di Milano, come il Poldi Pezzoli, le Gallerie d'Italia e il Bagatti Valsecchi mentre la Pinacoteca di Brera attende l'esito della riunione con i sindacati, che si tiene questa mattina, per valutare il da farsi. Tuttavia, Brera insieme a tante altre istituzioni culturali cittadine non ha mai chiuso. Il museo è stato virtualmente più aperto che mai. La vera notizia infatti è la resilienza online dimostrata dalla maggioranza dei musei cittadini in questi giorni così difficili. La Pinacoteca di Brera, dal suo sito ufficiale e sui canali social, ha rilanciato «Appunti per una resistenza culturale», pillole video fruibili a tutti. Nel primo, il direttore James Bradbune spiega il senso del progetto: «Non posso che guardare il museo chiuso con una particolare emozione. È giustificato, ma questi sono i luoghi dove le persone vanno anche per consolazione, per darsi forza. Il valore simbolico è basilare, una città deve dimostrarsi pronta a reagire». Sono seguiti altri video che approfondiscono singole opere della collezione. La Gam guidata da Paola Zatti, ha puntato tutto su Instagram, con un nutrito gruppo di follower stranieri: a loro ha proposto un distillato online di bellezza e di racconti attorno alle opere della collezione Ogni giorno, al motto di #museichiusimuseiaperti, una fotografia, un'opera o una «challenge», ovvero una sfida a domande aperte, ha coinvolto i follower, vicini e lontani: l'iniziativa ha riscosso ampia partecipazione tra il pubblico. E se il Museo della Scienza da oggi riapre i battenti, il format #storieaportechiuse, nato per raccontare ai visitatori quello che normalmente non possono vedere e che, durante le giornate di chiusura, è stato lanciato per continuare a dialogare con il pubblico, proseguirà come appuntamento fisso del lunedì. I msuei godono di vivace vita social, e forse questa occasione di chiusura straordinaria lo ha dimostrato meglio che mai.
La Triennale, ad esempio, ha scelto la via dello streaming, per stimolare il dibattito: il presidente Stefano Boeri ha annunciato su Twitter che domani, dalle 18.30, si potrà assistere in diretta Facebook o Youtube al primo seminario che definirà il tema e il curatore della prossima Esposizione internazionale prevista nel 2022.
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