Francesca Amè
La situazione è seria, ma non disperata. Il paziente da soccorrere prima che sia troppo tardi è la Biblioteca Nazionale Braidense che, aperta al pubblico nel lontano 1786, ospita un milione e mezzo di volumi (di questi, 2mila sono manoscritti). Una «signora biblioteca», la terza per grandezza nel Paese, dopo quelle nazionali di Roma e di Firenze: un luogo bellissimo, al primo piano del Palazzo di Brera, che meriterebbe una visita anche solo per l'emozione della monumentale sala Maria Teresa, dedicata all'imperatrice asburgica che fondò la biblioteca: 40 metri di lunghezza per 10 di larghezza, scaffalature originali del Piermarini e centinaia di volumi antichi. Un gioiello.
Alla Braidense passavano il Verri e il Parini, qui è raccolto il Fondo Manzoniano, qui ha sede l'Archivio Storico Ricordi e una sala è dedicata a Lalla Romano. Eppure la Braidense, con le sue tante sale e i depositi, non è un museo, ma un luogo di studio che accoglie 125mila persone all'anno. È anche un deposito della memoria che per statuto deve conservare ogni opera pubblicata a Milano e provincia, compresi i bollettini parrocchiali: solo nel 2019 sono 24mila documenti. Impressionante, «in un'epoca di Alzeimer sociale, in cui tutto si dimentica così in fretta», commenta il direttore generale James Bradburne. Ebbene, ora la Braidense è allo stremo. Attualmente ci sono solo 7 bibliotecari e 44 dipendenti, contro i 147 dipendenti e 32 bibliotecari del 2005: se la tendenza non sarà invertita, in un paio d'anni ci sarà un solo bibiotecario. Impensabile. I servizi sono a rischio: già ora le sale studio e la sala consultazione sono a orario ridotto e la digitalizzazione dei volumi procede a rilento (solo duecentomila su un milione e mezzo). Serve una cura immediata, e Bradburne è intenzionato ad applicare il modello Brera' anche alla biblioteca: «Non possiamo aspettare che intervenga lo Stato: il Mibac ha elargito i fondi necessari per alcuni interventi importanti, ma molti di più ne servono», dice. C'è bisogno di un iniezione di capitale umano e di personale nuovo da formare perché lunga è l'attesa (forse a fine anno) del prossimo concorso di assunzione da parte del ministero. La ricetta-Bradburne va nella direzione della sinergia pubblico-privato: sfruttare parte dei ricavi di Brera e la generosità di nuovi sponsor («servono tra i 100 e i 300 mila euro») per permettere alla Braidense di marciare al meglio (in soldoni, escluso il personale, la struttura costa 700mila euro). Manca il personale, ma mancano anche nuovi depositi: gli spazi in sede e nei distaccamenti non sono sufficienti. C'è bisogno anche di fondi per i cosiddetti magazzini digitali: i volumi non vanno solo digitalizzati, per essere davvero fruibili a tutti, da remoto, ma custoditi in modo sicuro su piattaforme adatte Milano ha già dimostrato con la Pinacoteca di Brera la sua generosità e Bradburne auspica che anche la valorizzazione dei gioielli della biblioteca potrà attirare le necessarie sponsorizzazioni. «Non solo la Braidense, ma tutte le biblioteche sono minacciate e a rischio chiusura», ha detto.
Bisogna fare in fretta e cercare i riflettori: per questo, il 2020 sarà per la Braidense un anno denso di eventi. Da segnalare un ciclo di conversazioni su Umberto Eco, un progetto su Gianni Rodari, una mostra sulle incisioni di Piranesi e una sui libri di artista a partire dal meraviglioso «libro in piombo» di Anselm Kiefer.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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