"Salvini voleva vincere, altri non abbastanza"

Il commissario della Lega: "Matteo il più attivo. Ma il Pd si scordi di conquistare la Regione"

"Salvini voleva vincere, altri non abbastanza"

Stefano Bolognini, assessore regionale e commissario cittadino della Lega. Il centrodestra ha perso Milano al primo turno e la Lega è passata dall'11,8% delle Comunali 2016 (e il 27,44% delle Europee 2019) al 10,78%. Una botta?

«Sicuramente ci aspettavamo qualcosa di più, il centrodestra non ha saputo rappresentare pienamente i bisogni e le domande della città e su questo dobbiamo riflettere. Dobbiamo ripartire velocemente e con serenità, capire soprattutto perchè oltre metà della città non ha votato. Ma ci sono anche segnali positivi».

Quali?

«Siamo passati da 4 a 6 consiglieri comunali, abbiamo eletto tanti outsider, giovani e donne nei Municipi, partiamo da qui per riconvincere i milanesi a votarci. A novembre faremo gli Stati generali della città per raccogliere subito idee per i 5 anni di opposizione».

La ricerca del candidato è stata un parto, siete partiti con un ipotetico «mister x» a settembre 2020 e avete lanciato Bernardo a luglio.

«Premetto che Bernardo è stato un ottimo candidato, lo dimostra la sua storia professionale e il modo in cui ha vissuto la campagna. É indubbio che la scelta del nome sia arrivata tardi ma la Lega, e non gli altri partiti del centrodestra, ha cercato in ogni modo di fare sintesi su una serie di nomi. Se gli altri avessero avuto la stessa disponibilità saremmo partiti prima. Una parte della coalizione non ha guardato con convinzione alla possibilità di vincere a Milano».

Poteva andare diversamente se fosse sceso in campo l'ex sindaco Albertini?

«Matteo Salvini aveva individuato un nome già noto e importante come Albertini, ma penso anche Annarosa Racca, Roberto Rasia o Oscar di Montigny che erano stati coinvolti da tempo e per motivi diversi non sono stati valutati positivamente. Salvini ha fatto uno sforzo per fare sintesi e chiudere in fretta, altri no. Poi è stata una campagna strana, era difficile coinvolgere la gente senza tanti eventi in piazza».

In campagna c'è stato lo stesso impegno da parte degli alleati?

«Mi sembra evidente che Salvini è stato il più presente, nessuno degli altri big si è speso come lui. Poi spesso Matteo e Bernardo ponevano l'attenzione sui cantieri infiniti, le barriere architettoniche, la mancata visione della giunta Sala sullo stadio e alcuni media preferivano concentrarsi su altro, questo in una campagna breve ci ha penalizzato».

Nella prima uscita Beppe Sala ha dichiarato che una campagna di insulti e attacchi non funziona più, è così?

«Mi sembra che da parte del centrodestra ci sia stata una campagna serena e propositiva, corretta nei toni e nei modi. Semmai Bernardo è stato spesso oggetto di attacchi violenti e strumentali. Se Sala si è offeso per la battuta sul Maalox in caso di sconfitta, non era nè un'offesa volgare nè un insulto sopra le righe».

Dopo Milano il Pd è convinto di poter conquistare la Regione, siete preoccupati?

«La Lega in Lombardia ha aumentato il numero dei sindaci e dei Comuni in cui è in giunta, è il primo partito di centrodestra in tutti Comuni. Guardiamo con serenità ai prossimi mesi e anni, e recupereremo il gap anche a Milano già in occasione del voto per le Regionali 2023».

Sceglierete per tempo il candidato?

«I partiti, facendo tesoro dell'esperienza, sapranno trovare la sintesi per tempo».

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