Area B riattivata, Area C ripristinata con orari «normali», e poi ritorno della sosta a pagamento nelle strisce blu, delle regole pre-Covid in quelle gialle e del divieto di sosta per la pulizia delle strade.
Tutto come prima. Con buona pace dei fiumi di inchiostro e di parole che sono stati spesi per ragionare sul mondo che «non sarà più come prima», il Comune ha chiuso senza troppi complimenti la parentesi dell'emergenza. Lo ha fatto con la «scusa» del traffico in aumento e tradendo una certa impazienza, legata probabilmente a prosaiche esigenze di bilancio (gli incassi multe sono scesi da 285 a 190 milioni, e gli incassi da Area C da 34 a 25 milioni).
Il centrodestra ha dato battaglia. «Una scelta vergognosa per fare cassa - ha attaccato il consigliere di Fi Gianluca Comazzi - in un momento così delicato riattivare le ztl a pieno regime e reintrodurre i parcheggi a pagamento significa affollare i mezzi e mettere in pericolo migliaia di cittadini».
Il 9 giugno, comunque, Milano è tornata alle vecchie regole. Ma con una novità: chilometri e chilometri di nuove piste ciclabili realizzate in fretta e furia - in preda al furore ideologico - e altrettanti chilometri di carreggiate ristrette che costringono le auto a rallentare e a manovrare con meno spazio a disposizione.
Insomma, Palazzo Marino ha giustificato la «restaurazione» con un aumento delle auto in circolazione. Letteralmente, col fatto che «dall'entrata della Lombardia in zona gialla, i dati del traffico privato in città hanno subito un progressivo aumento». Nel frattempo, però, ha adottato misure che il traffico lo hanno ostruito e rallentato.
La questione non torna al capogruppo di Fratelli d'Italia Andrea Mascaretti. «Atm - spiega Mascaretti - segnala l'aumento di passeggeri sulla linee di bus e tram che, ricordiamolo, sono stati potenziati, ma dichiara anche che cresce la mobilità alternativa indicando che le richieste di abbonamenti alle auto del car sharing di GuidaMi si sono moltiplicate. L'assessore Granelli dichiara che decine di migliaia di milanesi ormai utilizzano la bicicletta quotidianamente e sono certamente aumentati gli utilizzatori di monopattini se consideriamo l'incremento degli incidenti nei quali sono coinvolti. Contemporaneamente l'Amministrazione Sala esalta lo smart working dicendo che migliaia di dipendenti pubblici insieme a migliaia di dipendenti privati lavorano da casa mentre turisti e studenti fuori sede in gran parte mancano all'appello». «I conti dunque non tornano - sottolinea il capogruppo di Fdi - quando lo stesso assessore Granelli dichiara che è aumentato l'indice di congestione del traffico additando i rei di muoversi in automobile per necessità. Se molti milanesi lavorano e studiano da casa e molti altri si muovono con mezzi alternativi, come è possibile che aumenti l'indice di congestione? Presto detto. L'indice di congestione non indica il numero di autovetture che percorrono la rete stradale, come si vorrebbe far credere, ma indicano quanto tempo, in più del necessario, gli automobilisti milanesi restano bloccati nel traffico a causa delle modifiche alla viabilità introdotte da questa giunta nell'ultimo anno».
«Dunque - prosegue Mascaretti - è naturale che dopo aver ristretto le principali arterie cittadine come corso Buenos Aires, viale Monza, viale Zara, corso Sempione, solo per citarne qualcuna, gli automobilisti che per necessità devono percorrerle restano imbottigliati con quello che ne consegue: perdono nel traffico ore di vita e di lavoro a causa delle scelte dell'amministrazione».
«L'aumento dell'indice di congestione, misurato dal TomTom, indica esattamente questo: il fallimento delle politiche per la viabilità imposte ai milanesi dalla Giunta Sala, perché per fare lo stesso tragitto, oggi ci vuole più tempo. Ora sappiamo chi ringraziare» conclude.
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