La sinistra ha spostato in avanti, tra 10-15 giorni, i tempi della discussione (e delle polemiche). Non ha concesso lunedì scorso di discutere subito in Consiglio comunale la mozione presentata dal consigliere di Forza Italia Luigi Amicone e sottoscritta da tutto il centrodestra per dichiarare «Milano città per la vita». Un testo sul modello di quello approvato anche dalla capogruppo Pd a Verona - travolta dalle polemiche - che impegna la giunta a mettere in campo fondi a favore di associazioni pro vita per evitare il ricorso all'aborto e iniziative di sensibilizzazione dei cittadini sugli effetti della legge 194. La mozione è già stata firmata dal capogruppo Fi Fabrizio De Pasquale, da Stefano Parisi e Matteo Forte (Milano Popolare), aderirà la Lega. Amicone, di area ciellina, ricorda che ricorre il 40esimo anniversario 194 che all'articolo 5 prevede che consultorio e struttura socio-sanitaria «hanno il compito di aiutare la donna a rimuovere le cause economiche che la porterebbero a interrompere la gravidanza. La crisi demografica ci pone ai vertici dei Paesi più vecchi a mondo, prima c'è solo il Giappone e in questo clima di depressione i ragazzi invece di fare figli comprano un cane». Questa mozione, confessa «è nata al volo. La capogruppo Pd di Verona è stata massacrata per aver condiviso la proposta di verificare se la 194 effettivamente sia stata applicata nella sua interezza. Non è una legge mortifera, deve sostenere il diritto alla maternità. Ha invece contribuito ad aumentare il ricorso all'aborto come contraccettivo e non ha debellato quello clandestino». Da qui, la richiesta di «inserire congrui fondi in Bilancio a favore di associazioni e gruppi a favore della famiglia, come il Cav Mangiagalli che ha aiutato a nascere oltre 21.800 bimbi.
L'obiezione in Italia è al 70%, a conferma dei conflitti di coscienza che pone la soppressione di una vita». La consigliera PdDiana De Marchi tuona: «La mozione non passerà, il Pd è compatto. I Cav? L'aiuto dura un anno e non una vita».ChiCa
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