La zona rossa? In Lombardia o quanto meno a Milano è solo sulla carta. Durante la settimana e nei week end le strade, soprattutto del centro, continuano ad essere affollate da cittadini di ogni età, che noncuranti delle restrizioni che imporrebbero le uscite solo per motivi di salute, di lavoro o di necessità, passeggiano come se nulla fosse. Stesso discorso per i parchi che anche dal lunedì al venerdì sono affollati di persone in pausa pranzo, che prendono il sole, mangiano e chiacchierano in compagnia, nonni con bambini che giocano, forti dei minimi spiragli di libertà che il Dpcm concede.
Così con il calare del sole vie, piazze, larghi si trasformano in locali all'aperto: basta una birra portata da casa per trasformare un qualsiasi marciapiede in un luogo di ritrovo gremito e rumoroso.
Per non parlare di sabato e domenica quando complici le belle giornate, si riversano nei giardini centinaia di cittadini, dai ragazzi a intere famiglie, che approfittano della situazione all'aperto per incontrare gli amici, organizzare pic nic e bere. Impossibile per le forze dell'ordine controllare tutti i cittadini o tenere sotto controllo le aree verdi della città. O forse non sono queste le indicazioni ricevute dall'amministrazione, come suggerisce il consigliere comunale (FdI) Riccardo de Corato: «domenica pomeriggio i parchi sono stati presi d'assalto. In totale assenza di controlli, si sono verificati assembramenti ovunque a cominciare da Parco Sempione e Giardini di Porta Venezia fino ai parchi in periferia dove, almeno, lo spazio a disposizione è maggiore. I cittadini mi hanno segnalato situazioni a rischio contagio: persone senza mascherine, gruppi di ragazzi che non rispettano le misure di sicurezza, qualcuno persino con le coperte sul prato come se il Coronavirus non esistesse. Dove sono i controlli? Siamo in piena pandemia, ci troviamo ancora in zona rossa, eppure i parchi pubblici sono diventati zona franca!».
Il risultato è che gli unici a rispettare le zone rosse sono luoghi assolutamente controllati come le scuole, di ogni ordine e grado e gli esercizi commerciali. Negli istituti, infatti, vigono regole rigide e i controlli sia all'ingresso che all'interno, sono costanti. Così bar, ristoranti ed esercizi commerciali che da mesi stanno pagando sulla loro pelle le conseguenze economiche della serrata forzata. A dimostrarlo i numeri (ufficio studi ConfCommercio): in Lombardia il 2020 si è chiuso con un calo dei consumi di 22 miliardi di euro.
«Un vero shock economico per le imprese, la crisi è profonda e trasversale: dal comparto turistico alla ristorazione e all'accoglienza; dalla filiera degli eventi e dei catering al commercio al dettaglio e all'ingrosso». Per l'associazione «le chiusure, il coprifuoco, le restrizioni di movimento, pur motivate dall'emergenza sanitaria, hanno messo in crisi l'intero sistema».
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