«Non ho fatto in tempo. E dire che me lo aveva anche anticipato, non ce la faccio più papà..., appena due sere prima». Prima dell'ultima, il 14 luglio, due anni fa. A cena, erano tutti lì, il papà, la mamma, suo fratello e lui, Davide, Dave come lo chiamano gli amici, 24 anni e qualche mese. C'è il caffé sul tavolo. Un attimo. Tra il prima e il dopo c'è una finestra che si apre. E Dave che si è buttato dal decimo piano. Un attimo che è una vita. Finita. Altre tre spezzate per sempre. «Non ho fatto in tempo», si ripete papà Sergio Costadura. Già, il tempo.
«Davide soffriva di una forma psicotica legata all'uso dell'hashish. Aveva cominciato a 18 anni a fare uso di questi stupefacenti. Una droga leggera dagli effetti pesanti. Danneggia le sinapsi, noi l'abbiamo provato sulla nostra pelle. Davide aveva perso l'equilibrio ma non riusciva a chiedere aiuto. E noi genitori non eravamo preparati, non sapevamo cosa fare. Le dico una cosa. Davide aveva i capelli lunghi, da sempre. Se li era tagliati, così all'improvviso. Dopo, solo dopo lo psichiatra mi ha detto che quello è un segnale, chiaro, di istinto suicida. Cosa ne potevo sapere? Quando ho bussato alle porte dell'associazione Aiutiamoli era troppo tardi. Una settimana dopo mio figlio ha deciso di fare questa scelta di rinunciare a vivere».
Ma quel «non ho fatto in tempo» non ha smesso di farsi sentire. E papà Sergio lo ha ascoltato. Perché chi non sa, chi non capisce, chi non osa, chi ha paura, ma ancora può, arrivi in tempo. Da qui l'iniziativa, in programma questa sera al teatro dal Verme, un grande evento musicale «Dave for young» per accendere un faro sulla salute mentale dei giovani e sull'importanza di chiedere aiuto. «Servono sportelli gratuiti - dice papà Sergio - per chi ha paura di avvicinarsi e per chi non ha soldi per rivolgersi a uno psicoterapeuta. Sono troppi i giovani che hanno bisogno. Quando mostrano disturbi psichici a 15, 18 20 anni, la mente mostra tutte le sue fragilità. E così i ragazzi nascondono il proprio disagio, rifiutano le cure, per dire non sono un malato di mente». Invece è proprio lì che serve lo psichiatra «che servono i farmaci, prima della psicoterapia», dice.
Tutto il ricavato della vendita dei biglietti a cura di Ticketone sarà dedicato ad una raccolta fondi per nuove attività territoriali suddivise nel supporto psicologico ai giovani, nel sostegno genitoriale e nel finanziamento di alcune borse di studio in percorsi artistici. La raccolta fondi resterà aperta un anno, attraverso una piattaforma di crowfonding, che verrà lanciata dagli organizzatori la sera stessa dell'evento. Dave amava moltissimo la musica, suonava la chitarra elettrica. La musica univa Dave e papà Sergio, suonavano insieme. Da lì luiè voluto ripartire.
Dalla musica. Mentre grazie ai ragazzi dello Ied «Dave» è diventato diventa acronimo di Disagio, Ascolto, Vita, Equilibrio, a sancire i pilastri di quello che è il percorso auspicabile nell'affrontare le difficoltà giovanili.
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