Lucio Giordano
da Taormina
«Avevo firmato un contratto per sette anni con gli studios americani. Un contratto che prevedeva la possibilità di essere venduta, è il termine esatto, ad altre produzioni, magari per un solo film. Un giorno mi arriva il copione di Barbarella, la pellicola che avrebbe lanciato Jane Fonda. Lo leggo è mi prende un colpo. Avrei dovuto interpretare una ragazza vestita di paillettes, metallo e piccole ali. Ho detto basta e dopo quattro anni me ne sono tornata in Italia».
Virna Lisi, a Taormina ospite del Film Fest per ritirare il premio Cinematic Excellence e tenere unaffollatissima lezione di cinema per gli studenti delle scuole siciliane, racconta così il proprio addio a Hollywood. Ristabilendo una volta per tutte la verità che si è accavallata negli anni. Donna elegante, di classe, la Lisi. Ancora piena di entusiasmo per la vita e di amore per il cinema. Chissà se gli altri ospiti del festival, Malcom McDowell, Andie McDowell, Irene Papas, Dario Argento, di cui verrà presentato in anteprima nazionale Ti piace Hitchcock?, il film che gli ha fatto vincere il festival del Fantasy di Bruxelles, riusciranno a trasmettere la stessa simpatia.
Il clima è quello giusto. Partito in sordina, causa la concomitanza col referendum, il Film Fest è già a pieno regime. Ieri sera sono stati premiati i vincitori dellItalia Film Fest: Paolo Sorrentino, Toni Servillo, Charlotte Rampling, impegnata nelle riprese di Basic Instinc 2. Anche la Rampling, come la Fonda, alla Lisi deve qualcosa. Rivela la protagonista di Caterina e le sue figlie, la fiction di Canale 5 che vedremo il prossimo autunno: «La Cavani aveva proposto a me Portiere di notte, il film che lanciò Charlotte. Ma cerano alcune scene di nudo e per rispetto di genitori, marito e figlio ho preferito rinunciare. Lo stesso ho fatto con La califfa, toccato a Romy Schneider. Ma non rimpiango quelle scelte. Alla base della mia serenità cè la famiglia. E quindi dire no non mi è mai costato nulla».
E in effetti una delle versioni ufficiali era che la Lisi avesse rinunciato a Hollywood proprio per non stare lontana dagli affetti. Lei non nega, ma al primo posto in questa sua decisione rivela che ha pesato latteggiamento delle major. Racconta: «Un giorno mi trovai davanti agli occhi un mio curriculum totalmente contraffatto. Mi si faceva passare per una miliardaria, non sposata, che in Italia aveva un allevamento di cavalli. Gli americani del resto sono così. Me lo spiegarono anche: Devi far sognare la gente che ti viene a vedere al cinema. Sarà, ma io continuo a pensarla diversamente. Per piacere devi esser soprattutto una brava attrice, semplice e naturale. Io non sopporterei di venir considerata una macchina da soldi, non ho mai frequentato lambiente e mi stanno simpatiche le persone profonde, introverse e solitarie. Un poco come me».
Chissà quanto deve aver sofferto allora in un ambiente come quello di Hollywood, che per sua stessa ammissione la faceva sentire una prigioniera. «Non ero felice. Questo è certo» ammette. I ricordi, soprattutto per quanto riguarda gli attori, sono però ancora vivi nella sua memoria. Di Jack Lemmon dice: «Era una persona tristissima. E perbene. Ovunque andasse si faceva mettere un pianoforte in camerino con il quale, tra una scena e laltra del film, suonava canzoni lugubri». Più allegro Richard Burton: «Uomo di grande fascino. Peccato solo che Liz Taylor, allepoca sua moglie, ci invitasse a cena quasi ogni sera per mangiare schifezze cucinate da lei». E tra gli italiani? La Lisi adorava Marcello Mastroianni: «Lattore più alla mano che abbia conosciuto. Tra un ciak e laltro si ritirava in camerino a dormire. E russava pure. Poi allora di pranzo non vedeva lora di mangiarsi le polpette cucinate da sua madre». Ma il preferito dellattrice era Pietro Germi: «Uno che ti dirigeva con lo sguardo. Altro che i registi di oggi che ti mettono sul set senza dirti nemmeno cosa devi fare». Forse anche per questo la Lisi lavora meno: «Sì - ammette - il cinema italiano sta diventando spazzatura.
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