Spesso ci interroghiamo sul perché anche quando le multinazionali della moda si assicurano un brand italiano, creatività e produzione restano nei luoghi d’origine. Non è una questione di diritti dei lavoratori o di garanzie pretese dai governi di Roma, è perché dietro la bellezza italian style c’è una storia, una vocazione, un destino, un incrocio di condizioni irripetibili in altre latitudini. Ma il lusso, l’arte, la cultura vanno coltivati e arricchiti. A maggior ragione in un contesto che vede per la prima volta registrare segnali di stanchezza nel settore che ha dato i natali al Made in Italy. Perché la moda non è un lusso, è una macroregione nell’immaginario italiano e globale. Di questo e tanto altro si parlerà nell'evento "La moda non è un lusso" si terrà a Firenze presso Palazzo Pucci il 23 ottobre alle ore 9. Al link di seguito è possibile iscriversi gratuitamente per partecipare all'evento: https://shorturl.at/BVeUl
Comodi. Economici. Antichi cimeli di famiglia. O per dirla alla loro maniera, (nell’ordine) baggy, thrifting e heirloom. Parole nuove. Ma la sostanza che si portano addosso i giovani della GenZ, è d’altri tempi. Il "fuori moda" ora è di moda. Tra i nativi digitali spopola il vintage. Quello vero, autentico, nel senso letterale di una parola che trova le sue radici nel francese antico per indicare i vini di annata, di pregio, carature sublimi e annate leggendarie, un tempo vintàge poi anglicizzato per sempre in vintage, abbandonando i limiti delle botti di rovere delle cantine. Ora ricercatissimo da chi sta in quei tempi moderni di un’adolescenza infinita. Ipertecnologici, eppure nostalgici di un’epoca mai vissuta. Iperconnessi, esplorano metaversi, indossando su fisici esili il giubbottone over di pelle pure un po’ liso rubato al nonno. Il loro outfit, profuma di ricordi, e anche un po’ di naftalina, lo scoprono dentro gli armadi della mamma o addirittura della nonna, lo cercano appeso alle grucce dei mercatini diventati luoghi super cool e trasformati in un veri e propri eventi, con la musica e l’aperitivo, artisti, artigiani in location inaspettate.
È lì che li trovi con uno spritz in mano pronti a tuffarsi dentro pile, mucchi, cataste di abiti vintage se va bene, ma anche semplicemente di seconda o terza mano. Un tempo bollati come giovani squattrinati, oggi se ne fanno un vanto. A certificarlo sono gli ultimi Trend Talk di Instagram della Generazione Zeta, ovvero il vedo-e-prevedo della rete, pubblicati a dicembre per dare un focus sull’anno 2024 frutto di un ampio sondaggio negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Brasile, India e Corea del Sud. E le principali tendenze del fashion girano intorno a 5 concetti. Numero 1: niente eccessi, ma modest dressing, quindi (numero due) vestire economico, vintage, appunto, meglio se con "roba" di famiglia da rispolverare in vecchi bauli. Infatti non è più "di moda" fare shopping bensì thrifting, che ha a che vedere con l’essere parsimoniosi ma ormai indica la caccia all’affare migliore nei luoghi dell’usato, bottino da spoilerare poi con il video su TikTok, sempre che non si abbia la fortuna di trovarsi tra le mani un heirloom, uno di quei cimeli di famiglia fatti-come-non-si-fanno-più. Pezzi rari per sentirsi unici. Perché poi quello è l’obiettivo.
Stufi del fast fashion e dei prodotti seriali, troppo scontati, troppo omologati, oltre che troppo poco sostenibili, un concetto cresciuto con loro e diventato imprescindibile. Loro che alla parola «futuro» legano la loro paura più grande (erano uno su tre a dare questa risposta, secondo una recente indagine Istat, a luglio scorso) mentre navigano in una rete tentacolare, si aggrappano a pezzi di storia, per abitare un tempo che (loro pensano) racconti qualcosa di davvero importante. Pezzi indossati in modo inaspettato da mettere e rimettere più volte. E infatti il terzo comandamento dei trend giovanili è: niente paura a ripetere lo stesso outfit, anzi. É diventato un valore. Eventualmente sfruttando il quarto trend che suggerisce di dare sfogo alla creatività, nel combinare e scombinare capi, accoppiarli in modi inusuali, per farli quasi parlare per dire: "Ecco, questo sono io". E infatti (quinto trend) il fai-da-te è apprezzato. Moda e anche bellezza - sostengono i Trend Talk - saranno incentrate sull’individualità, con quasi un terzo della genZ che motiva tutto questo con il bisogno di creatività.
D’altronde per la prima generazione nata scrollando, tutto e ovunque è a portata di click. Forse troppo digital per essere vera ha finito per tornare all’origine, con un revival che abbraccia qualunque cosa, abiti, lampade, comodini, pezzi di design anni Settanta che sembravano destinati a restare per sempre in soffitta. Oggetti che trasmettono un calore e un fascino che le nuove super efficienti tecnologie non riescono a replicare. Ascoltare vecchi vinili su un giradischi diventa una dichiarazione di personalità. C’è un tale bisogno di sfuggire all’omologazione che (sempre a quanto annunciano gli esperti di trend) la nuova Generazione Vintage non solo è alla ricerca della propria estetica core, essenziale, ma su questa strada cerca anche il "suo" profumo esclusivo: tanto è vero che i creatori di fragranze sono in aumento, poiché oltre un quarto della Gen Z prevede di averne uno personale.
E così sprofondati nei loro baggy dress, hanno fatto dello street uno style e invece che ispirarsi a qualcosa finiscono per influenzare un fashion system in rapida evoluzione. Consapevole ormai che il vintage non è una moda passeggera ma riflette un cambiamento più profondo dove la connessione guarda al futuro ma si radica nel passato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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