I militari italiani in Libano sono finiti nel mirino della stampa spagnola. Vengono accusati di "trafficare" prodotti alimentari destinati ai caschi blu. Gran parte di questo cibo sarebbe stato rivenduto a commercianti locali. L'Unifil, la missione dell'Onu in Libano, avrebbe già avviato un'indagine in stretta collaborazione con le autorità locali.
Da Naqura, dove ha sede il comando Unifil, il portavoce Andrea Tenenti ha confermato che le indagini sono in corso "da tempo" ma "al momento non ci sono ancora prove che possano confermare una sistematica operazione legata al traffico d'alimenti o ancor meno il coinvolgimento di alcuni contingenti". "Al momento - ha spiegato lo Stato Maggiore della Difesa dopo aver sentito il comando delle Nazioni Unite in Libano - il personale del contingente militare italiano risulta estraneo a tale vicenda". Da parte sua la procura militare di Roma ha fatto sapere di essere impegnata a "verificare" la notizia rilanciata da El Pais per stabilire se vi siano reati di rilevanza penale.
Secondo l'Ansa le indagini sarebbero in corso fin dal 2014. "Già un anno fa - hanno spiegato alcuni testimoni - abbiamo trovato in vendita in alcuni negozi, anche a Beirut, prodotti alimentari, tra i quali riso e biscotti, sui quali vi era l'etichetta Unifil". Le accuse vengono alla luce mentre sono in corso le manovre diplomatiche per la nomina del nuovo comandante degli oltre 10mila caschi blu dell'Unifil che, a partire da luglio, dovrà prendere il posto del generale italiano Luciano Portolano. Il generale spagnolo Manuel Romero Carril, che fino a poco tempo fa era considerato il candidato favorito, avrebbe perso recentemente terreno a favore del generale irlandese Michael Beary. L'Irlanda, sebbene abbia non più di 200 militari impegnati nell'Unifil, è presente nella missione Onu in Libano fin dal suo inizio, nel 1978, e dal 1981 al 1986 resse il comando con il generale William O'Callaghan.
Secondo El Pais, che cita vari informatori anonimi tra cui "sei lavoratori internazionali e locali dell'Unifil", nella rivendita illegale di parte delle derrate destinate ai caschi blu sarebbero coinvolti anche militari addetti ai rifornimenti. Una frode che, secondo il quotidiano di Madrid, avrebbe generato oltre 4 milioni di euro tra il 2010 e il 2015. In particolare, vengono chiamati in causa militari del contingente italiano e del Ghana.
"Le indagini attualmente in corso - ha sottolineato Tenenti - vengono condotte per verificare la veridicità dei fatti e soprattutto per dimostrare eventuali responsabilità, che, è bene specificare, sono sempre individuali. Le Nazioni Unite, attraverso i propri organi di controllo interno, prenderanno gli adeguati provvedimenti nel caso venissero trovate responsabilità".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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