Continua il caos, a Budapest, dove davanti alla principale stazione ferroviaria si asserrano centinaia di migranti in attesa di prendere un treno che li porti in Germania.
Hanno regolare biglietto, ma non vengono fatti avvicinare ai treni. Per qualche ora stamattina la situazione sembrava migliorare, con la riapertura della stazione Keleti, da cui però non partiranno treni per ovest "per ragioni di sicurezza del trasporto ferroviario". All'annuncio, la polizia ha lasciato lo scalo ferroviario, consentendo ai migranti di entrare. In centinaia hanno preso d'assalto un convoglio fermo e senza macchinista, nella speranza che possa presto partire alla volta di Vienna.
Il treno preso è poi partito verso la città di Sopron (Ungheria ovest), vicino al confine con l’Austria, ma è stato fermato a Bicske, a circa 40 chilometri, dove è stato allestito un campo profughi. I poliziotti hanno provato a far scendere a tutti quelli che non hanno documenti validi e stanno cercando di farli salire su pullman predisposti. I migranti, raggruppati nella stazione scandiscono "No camp". In molti si rifiutano di abbandonare il convoglio. Ne è scaturito un tafferuglio con la polizia
"La responsabilità dei tumulti di oggi alla stazione Keleti di Budapest è della Germania", accusa il vicepremier Janos Lazar sottolineando che l’Ungheria si atterrà alle regole di Schengen e Dublino. Budapest vuole registrare tutti coloro che sono entrati nel paese ed avviare la procedura d’asilo per coloro a cui spetta il riconoscimento di questo diritto.
Oggi il premier dell’Ungheria, Viktor Orban, incontra a Bruxelles il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, per discutere dell’emergenza migranti.
"Il flusso di migranti in Europa minaccia le radici cristiane del continente e i governi dovrebbero controllare le loro frontiere prima di decidere quanti richiedenti asilo possano accogliere", ha scritto Orban in un editoriale sul quotidiano tedesco Frankfurt Allgemeine Zeitung, "La gente vuole che noi gestiamo la situazione e proteggiamo i nostri confini. Solo quando avremo protetto le frontiere ci si può chiedere quanti rifugiati possiamo accogliere o se ci debbano essere quote".
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