Saleh Nejar, il presunto kamikaze curdo-siriano che ieri ad Ankara ha ucciso almeno 28 persone, era entrato in Turchia a luglio come rifugiato dalla Siria. Lo rivelano media locali, citando fonti delle indagini. In quell’occasione sarebbero state registrate le sue impronte digitali che ne hanno permesso l’identificazione dopo l’attacco. Due persone sono state fermate dalle autorità turche con l’accusa di complicità con Saleh Nejar, il presunto kamikaze curdo-siriano che ieri ad Ankara ha ucciso almeno 28 persone. Lo rivela il quotidiano Sozcu, citando fonti delle indagini.
"Dopo gli attacchi odierni, siamo più che mai determinati a difenderci dentro e fuori i nostri confini. Sappiano che useremo il nostro diritto di autodifesa in ogni luogo, in ogni tempo, in ogni occasione", ha affermato Erdogan. È stata chiarita intanto la dinamica dell'attentato. L’autobomba è stata fatta saltare in aria mentre il convoglio militare, composto da mezzi apparentemente non blindati, era fermo a un semaforo. Il premier Ahmet Davutoglu ha subito annullato la sua partenza prevista per Bruxelles, dove era atteso a un Vertice Ue sulla crisi migratoria, per partecipare a un summit sulla sicurezza con il presidente Recep Tayyip Erdogan - che a sua volta ha cancellato il suo viaggio di domani in Azerbaigian - e i vertici dell’esercito. A pochi metri dall’esplosione ha sede il quartier generale delle Forze armate e quello della Marina e dell’Aviazione, poco più distanti ci sono il Parlamento e l’ufficio del primo ministro. Anche per questo, l’autobomba rivela tutta la fragilità della capitale turca e di un Paese sempre più in preda al terrore. Intanto una nuova esplosione ha coinvolto un convoglio militare nel sud-est della Turchia, a un giorno dall'attacco nel centro di Ankara in cui sono morte 28 persone.
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