Brexit, il Regno Unito può ritirare la propria decisione e rimanere nella Ue

Il parere ufficiale dell'avvocato della Corte europea di Giustizia: il Regno Unito può unilateralmente fermare Brexit

Brexit, il Regno Unito può ritirare la propria decisione e rimanere nella Ue

Martedì mattina un avvocato generale della Corte di Giustizia Europea ha dichiarato che il Regno Unito può unilateralmente ritirare la propria decisione di lasciare l'Unione europea, fermando Brexit. In altre parole la Gran Bretagna può revocare l'attivazione dell'articolo 50 del Trattato di Lisbona, quello che regola l'uscita di uno stato membro dalla Ue.

Nel testo dell'articolo non è specificato se, per lo stato che lo invoca, sia possibile ritirarsi in corso d'opera. Per questa ragione, a dicembre 2017, un gruppo di sei parlamentari scozzesi aveva intravisto in questo 'vuoto legislativo' un'ultima chance di impedire il divorzio tra Londra e la Ue. Così, dopo una serie di respingimenti, a settembre la Corte suprema scozzese ha deciso di sottoporre il caso alla Corte Europea.

Ieri Sànchez-Bordona, uno dei più importanti consulenti legali della Corte, ha rilasciato un documento ufficiale con il suo giudizio: il Regno Unito potrà revocare la propria uscita dalla UE, a patto che ciò avvenga entro il 29 marzo 2019 – data del definitivo addio della Gran Bretagna, per mezzo di una notifica ufficiale al Consiglio europeo e in conformità con le regole costituzionali britanniche.

Il parere dell'avvocato generale non è, ovviamente, vincolante. La sentenza definitiva della Corte è prevista per le prossime settimane; tuttavia i 27 giudici europei molto raramente si discostano dai pareri dei propri esperti. Secondo uno studio, infatti, nel 67% dei casi la Corte europea si uniforma ai giudizi espressi dagli 11 avvocati generali, ovvero i consulenti.

Sia il governo guidato da Theresa May che le istituzioni europee si sono opposti alla decisione di sottoporre il caso alla Corte di giustizia Europea. Da un lato, il consigliere legale del governo britannico aveva dichiarato che non vi fossero le basi per discuterne, dal momento che rigettare l'articolo 50 del Trattato di Lisbona è solo una “possibilità ipotetica”, mai presa in considerazione dall'esecutivo. Consiglio e Commissione europea , invece, hanno ribadito la necessità del voto unanime degli stati membri per interrompere Brexit.

Questa notizia, però, può rappresentare una svolta non di poco conto in vista della votazione dell'11 dicembre. Martedì prossimo il parlamento britannico si riunirà per approvare o respingere in via definitiva l'accordo frutto dei negoziati tra il governo May e la Commissione europea. A partire da oggi e fino alla prossima settimana, i deputati britannici saranno a Westminster per discutere fino all'ultimo minuto del contenuto dell'accordo. Intanto Theresa May non ha ancora una maggioranza: secondo gli analisti, il primo ministro dovrebbe portare dalla sua parte almeno altri 90 parlamentari per far approvare l'intesa Londra-Bruxelles.

Sull'altro fronte, tutti i remainers e gli anti-Brexit ora si fregano le mani. Si parla già da tempo di un eventuale secondo referendum da sottoporre al popolo britannico. Dopo il parere della Corte Europea questa possibilità, finora relegata al mondo delle ipotesi, potrebbe assumere nuovi connotati ben più realistici.

In caso di mancata approvazione dell'accordo da parte del parlamento, si tratterebbe di posticipare di qualche mese – come l'articolo 50 prevede – l'addio formale della Gran Bretagna alla Ue, il tempo necessario per tornare alle urne. Così, se il popolo britannico avrà cambiato idea, il parlamento potrebbe decidere di revocare la propria decisione di uscire dall'Unione.

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