Lo scorso luglio aveva chiesto le dimissioni del presidente Xi Jinping e del premier Li Keqiang, oltre all'introduzione del suffragio universale in tutta la Cina.
Wang Meiyu, attivista cinese per i diritti umani di 38 anni, era stato immediatamente arrestato dalle autorità dopo aver innalzato un foglio bianco con le richieste sopra citate di fronte al dipartimento di polizia dello Hunan. L'accusa mossa nei suoi confronti era quella di aver causato dei disagi, una spiegazione che le forze dell'ordine danno spesso quando hanno a che fare con dissidenti e attivisti dei di diritti umani.
Ora, dopo circa due mesi di detenzione, è arrivata la notizia della sua morte in carcere in circostanze misteiose.
Una morte misteriosa
Come riportato dal Guardian, secondo l'avvocato e la madre di Wang, l'uomo è morto all'inizio della scorsa settimana. La moglie della vittima, Cao Shuxia, ha ricevuto una chiamata in cui la polizia la informava del decesso del marito, avvenuto all'ospedale militare di Hengyang.
Mingsheng Guancha, un gruppo cinese per i diritti umani, ha dichiarato che Cao avrebbe visto il corpo di Wang sanguinante dagli occhi, con bruciature sul volto e con altri segni compatibili con una possibile tortura.
China Human Rights Defenders (Chrd) ha chiesto al governo della Cina di aprire un indagine per chiare le cause della morte di Wang e indagare sulle accuse di tortura e morte in detenzione.
Le autorità non hanno dato alcuna spiegazione ai parenti del defunto ma, sempre secondo il Guardian, avrebbero offerto loro un risarcimento di 2 milioni di yuan, circa 220 mila dollari, per quanto avvenuto.
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