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Cina obbliga islamici a mangiare carne suina per onorare il capodanno

Secondo i network occidentali, le prescrizioni anti-islam decise da Pechino in coincidenza con le celebrazioni del capodanno cinese sarebbero una “grave violazione” delle libertà dei singoli

Cina obbliga islamici a mangiare carne suina per onorare il capodanno

In coincidenza con le celebrazioni del capodanno cinese, le autorità di Pechino hanno introdotto una “stretta anti-islam”. L’esecutivo del Paese asiatico ha infatti “obbligato” i cittadini di fede musulmana a “contravvenire” ai dettami coranici al fine di “partecipare attivamente” alla festa nazionale.

In base alla recente regolamentazione varata dal ministero per gli Affari etnici, i Cinesi di credo islamico, per lo più individui di etnia uigura e kazaka, non potranno “astenersi” dal partecipare alle celebrazioni del capodanno adducendo “motivazioni di carattere religioso”. Di conseguenza, i membri di tale minoranza, per manifestare una “piena adesione” alle tradizioni dell’ex “Celeste Impero”, dovranno “onorare” i banchetti e le tavolate pubblici organizzati nelle città del Paese al fine di festeggiare l’arrivo dell'"anno del maiale". I membri della comunità musulmana saranno così costretti a contravvenire alle prescrizioni coraniche in ambito alimentare, osservando, durante i banchetti in questione, pratiche bollate dal credo maomettano come “impure”: “mangiare carne suina” e “bere alcolici”.

Le autorità governative hanno presentato tale “codice di condotta” indirizzato ai musulmani come un provvedimento inteso ad assicurare alle feste rappresentative della tradizione culturale nazionale la “partecipazione dell’intero popolo cinese”, unito, al di là delle “credenze religiose particolari”, nel rendere omaggio alla “storia patria”.

Secondo i network occidentali, invece, le prescrizioni decise da Pechino in coincidenza con le celebrazioni del capodanno sarebbero una “grave violazione” delle libertà dei singoli. Ad esempio, i cronisti di Radio Free Asia hanno bollato gli ordini impartiti dal gigante asiatico alla comunità musulmana come rientranti in una “strategia di assimilazione forzata”.

L’emittente con sede a Washington ha quindi asserito che l’introduzione della “stretta anti-islam” da parte dell’esecutivo cinese avrebbe determinato nel Paese un’“esplosione di violenze popolari” ai danni della minoranza maomettana.

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