"To be less white", che letteralmente significa: essere "meno bianchi". È bufera sulla Coca-Cola, che questa settimana, come riportato da Fox Business, ha promosso un corso di formazione online che esorta i propri dipendenti a "cercare di essere meno bianchi" per combattere la discriminazione razziale e il razzismo. Ma che significa esattamente essere "meno bianchi", secondo la nota multinazionale? Secondo le diapositive mostrate durante il corso, vuol dire "essere meno arroganti", meno "sicuri", più "umili" e, soprattutto, piantarla con la "solidarietà fra bianchi". Un'altra diapositiva suggerisce ai dipendenti della Coca-Cola che per affrontare il razzismo, devono capire "cosa significa essere bianchi, sfidando ciò che significa essere razzisti". Dunque, secondo la multinazionale americana i bianchi negli Stati Uniti e in altre nazioni occidentali sono "si sentono intrinsecamente superiori perché bianchi".
"Discriminazione verso i bianchi"
L'iniziativa della Coca-Cola ha destato scalpore e critiche. L'avvocato e fondatore del Center for American Liberty Harmeet Dhillon, che ha condiviso le diapositive del corso sul suo profilo Twitter, ha parlato apertamente di "discriminazione razziale" verso i bianchi. In una lettera a Fox Business, il gigante delle bevande ha spiegato che le diapositive "non fanno parte del programma di apprendimento dell'azienda". "La nostra formazione globale Better Together - sottolinea la Coca-Cola - fa parte di un piano di apprendimento per aiutare a costruire un ambiente di lavoro inclusivo. È composto da una serie di brevi vignette, ciascuna della durata di pochi minuti ", ha affermato la società. La multinazionale ha sottolineao che tutti i corsi di formazione sono disponibili su LinkedIn e comprendono una "varietà di argomenti, tra cui diversità, equità e inclusione". Che sia un corso specifico per i dipendenti o aperto a tutti, a dirla tutta, non cambia di una virgola il messaggio - assurdo - che la Coca-Cola vuole dare rispetto al tema della "discriminazione razziale". Un messaggio palesemente discriminatorio verso gli stessi "bianchi" tacciati tout court di razzismo.
La follia del politicamente corretto
Il messaggio folle del politicamente corretto e della politica identitaria promossa dalle élite liberal, dai campus universitari alle multinazionali, è chiaro: essere bianchi significa essere intrinsecamente razzisti e privilegiati. Dunque i bianchi - tutti - devono sentirsi, sin da bambini, perennemente afflitti da un senso di colpa per essere nati e vivere in una situazione privilegiata. È un riflesso della cultura del piagnisteo e del vittismo che anima la politica dell'identità e il politicamente corretto che sta dilagando nella cultura e nel costume, soprattutto negli Stati Uniti e, in generale, nei Paesi anglosassoni.
Lo stesso che anima la follia fondamentalista della cancel culture, che si scaglia contro i classici della letteratura e della filosofia definendoli "razzisti" e che vuole cancellare la storia buttando giù le statue, che siano dei confederati o di Cristoforo Colombo, per riscriverne una nuova, "inclusiva" e "antirazzista". Perché il politicamente corretto è il fondamentalismo ideologico del nostro tempo.
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