Crisi economica a Cuba, il governo riduce le pagine dei giornali

A seguito della recessione economica che da mesi ha colpito l'isola di Cuba, il governo ha imposto una riduzione delle pagine dei giornali editi nel Paese, compreso lo storico quotidiano Granma, organo ufficiale del Partito Comunista cubano

Crisi economica a Cuba, il governo riduce le pagine dei giornali

Si acuisce la crisi economica che ormai da molti mesi ha colpito l'isola di Cuba e che sta comportando ingenti difficoltà nel reperimento dei beni di prima necessità come carne, uova, farina e medicinali. Nella giornata di ieri, il governo del Paese caraibico ha annunciato la prossima riduzione della foliazione dei periodici e quotidiani nazionali, tra cui la celeberrima Granma (l'organo ufficiale del Partito Comunista di Cuba), a causa del calo delle importazioni di carta di giornale. Una misura straordinaria che non veniva presa da quasi trent'anni, da quando cioè in seguito allo scioglimento dell'Unione Sovietica il Paese affrontò una dura recessione economica nota come Período especial. Con la fine delle sovvenzioni da parte di Mosca infatti, negli anni novanta Cuba vide calare in poco tempo circa l'80 per cento delle sue importazioni ed il 34 per cento del suo prodotto interno lordo, andando incontro alla chiusura dei principali complessi industriali con la perdita di milioni di posti di lavoro, i quali vennero solo in seguito ricollocati nel settore agricolo per tamponare le gravi carestie che nel frattempo avevano colpito la nazione.

A cavallo tra la fine degli anni novanta e l'inizio degli anni duemila, gli accordi commerciali stretti con la Cina e con i paesi latinoamericani a guida socialista - Venezuela in primis - sembravano aver definitivamente allontanato i timori di una nuova recessione, ed i rinnovati rapporti di distensione con gli Stati Uniti di Barack Obama facevano ben sperare per il graduale riposizionamento di Cuba all'interno dello status quo geopolitico. Negli ultimi tre anni tuttavia, la crisi politica dell'alleato venezuelano e l'inasprimento delle restrizioni economiche imposte dagli Usa in seguito all'insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca hanno reso croniche le fino ad ora sporadiche carenze di beni di consumo, costringendo la popolazione cubana a lunghe code davanti ai negozi, a razionare il cibo quando non addirittura a rivolgersi direttamente al mercato nero. Ad impensierire ulteriormente il governo de L'Avana ci ha pensato nel novembre scorso anche il Presidente brasiliano Jair Bolsonaro, che ha rimpiazzato gli oltre 8mila medici cubani presenti in Brasile, dubitando delle loro effettive capacità.

Interrogato a dicembre in merito alla questione, il Presidente cubano Miguel Diaz-Canel ha dichiarato che per il 2019 il governo avrebbe incrementato le misure di austerità già in vigore e si sarebbe adoperato per tagliare gli sprechi nella burocrazia, auspicando in questo modo una crescita del Pil del 1,5 per cento contro l'1,2 per cento del 2018. Affermazioni sostenute all'epoca anche dal ministro dell'Economia Alejandro Gil Fernandez, che commentando laconicamente "Non possiamo spendere più di quanto guadagniamo" annunciò un aumento delle esportazioni del 6 per cento e una diminuzione delle importazioni dell'11 per cento rispetto al 2018, con particolare attenzione nei confronti del consumo nazionale di carburante, che sarebbe stato ridotto da 91 ad 84 tonnellate annue per milione di pesos. Una previsione quest'ultima che diventa ora alquanto ottimistica, alla luce degli sconvolgimenti politici che in questi giorni stanno interessando l'Algeria - assieme alla Russia il principale fornitore di petrolio di Cuba - e che potrebbero costituire un'ulteriore spina nel fianco per il governo.

Nel frattempo, a pagare le conseguenze di questa situazione è la maggior parte della popolazione cubana, costretta ogni giorno a battersi per poter avere accesso al cibo e ai medicinali, come spiega Niurka Fontana, gelataio de L'Avana: "Non c'è niente al momento, e quando finalmente riforniscono i negozi ci sono code enormi e devi lottare

per quel poco che c'è. Ogni giorno è sempre peggio". Georgie Pi, pensionato, invece racconta: "Ormai due mesi fa mi hanno prescritto degli antibiotici renali, ma non li puoi trovare da nessuna parte".

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